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Don Giglio interrogato dai pm. Violenze, sfilata di sacerdoti

Gli indagati si difendono Nicolosi: "Prudenza". Le dichiarazioni dei religiosi saranno messe a confronto fra loro. E anche con quelle delle presunte vittime degli abusi sessuali

Don Giglio

Prato, 1 febbraio 2020 - Don Giglio Gilioli, 73 anni, indagato principale nell’inchiesta della procura sui presunti abusi sessuali su minorenni, è stato ascoltato dai pubblici ministeri Laura Canovai e Valentina Cosci. I pm, da oltre un mese e mezzo, stanno cercando riscontri alle dichiarazioni di due fratelli, oggi di 29 e 22 anni, che hanno raccontato di aver subito violenze da parte di nove religiosi riuniti all’epoca dei fatti presunti – si parla di un periodo di tempo compreso fra il 2008 e il 2016 – nella comunità dei «Discepoli dell’Annunciazione». L’associazione aveva più sedi, Prato, Aulla, Garfagnana, ma la principale era in via Bologna. Don Giglio è il padre fondatore dell’associazione di religiosi e si è messo a disposizione della procura raccontando gli anni in cui i due ragazzi frequentavano la comunità. Il sacerdote ha respinto le pesanti accuse che gli vengono rivolte dai due ragazzi.

Secondo quanto filtra da ambienti investigativi, don Giglio avrebbe negato ogni addebito. Stessa cosa hanno fatto gli altri otto indagati che in queste ore saranno sentiti dai pm. Una volta finita la tornata di interrogatori, le dichiarazioni dei religiosi saranno messe a confronto fra di loro e, in seguito, con quelle rilasciate dai due giovani. La procura sta cercando riscontri alle accuse ma, al momento, sarebbe emerso ben poco anche dall’esame del materiale sequestrato dalla squadra mobile la scorsa settimana: telefoni, computer, documenti, archivi cartacei e telematici nelle tre ex sedi dell’associazione. «Ci vuole prudenza perché il terreno è scivoloso", ribadisce il procuratore Giuseppe Nicolosi. "Le carte al momento sono fumose. C’è da tenere in considerazione che i racconti dei ragazzi si riferiscono a fatti lontani nel tempo. Il narrato appare ben articolato e denso. Bisogna verificare se questa ’articolazione’ sia autentica o sia stata costruita, non necessariamente dai ragazzi". L’inchiesta della procura è cominciata a inizio dicembre dopo che in procura è arrivata una segnalazione dei servizi sociali. Fino a oggi sono state ascoltate molte persone. Oltre alle due presunte vittime – che all’epoca dei fatti avevano 10 e 15 anni – è stato preso a verbale un terzo fratello che negli stessi anni aveva frequentato la comunità di don Giglio a cui la madre dei giovani era molto legata. Il ragazzo ha detto di essere stato al corrente di quello che accadeva fra le mura delle sedi dei "Discepoli dell’Assunzione" perché informato dai fratelli ma di non aver mai assistito a nulla di strano direttamente. E’ stato sentito anche lo psicoterapeuta che aveva in cura il ventiduenne. E’ proprio durante le sedute di ipnosi che il giovane avrebbe tirato fuori i ricordi di infanzia: abusi, violenze sessuali, anche di gruppo. A giugno il ragazzo, spinto dai frati da cui era ospite a Firenze, si è rivolto alla diocesi di Prato per denunciare. La diocesi ha aperto un procedimento canonico a carico solo di don Giglio. A dicembre il vescovo Giovanni Nerbini è stato ascoltato dal procuratore Nicolosi. Nerbini ha collaborato alle indagini fornendo le informazioni raccolte nel procedimento canonico. L’associazione è stata chiusa a dicembre, formalmente per motivi teologici e per le modalità con cui i religiosi della comunità diffondevano la dottrina e non per i presunti abusi. In sostanza, nulla di concreto per la procura che, però, non lascia intentata nessuna pista. Gli indagati hanno fatto sapere alla procura di essere a disposizione per chiarire la propria posizione. Cinque di loro si trovano nella sede di Aulla, come deciso in accordo col vescovo, insieme a don Giglio. Sono gli unici rimasti a far parte della comunità. Fra questi c’è don Stefano Coveri che l’altro giorno ha celebrato la messa nella vicina chiesa senza, però, soffermarsi a parlare con i fedeli dopo la celebrazione. Ieri, raggiunto al telefono, ha preferito non commentare la vicenda. Per rispondere invece di usare il classico "Pronto", ha detto "Ave Maria", poi ho interrotto la conversazione. Insieme a Gilioli e Coveri, ad Aulla ci sono padre Matteo Veronese, Leonardo Squarcini e Leonardo Sellitri. Don Everardo De Almeida Silva si trova in un’altra località e Giovanny Santa Colorado, entrambi parroci, sta tornando dalla Colombia per essere sentito in procura e difendersi. Sono assistiti dagli avvocati Federico Febbo, Costanza Malerba e Andrea Parigi. Enrico Mattia Porru, all’epoca religioso non ordinato e ora uscito dalla comunità, si trova a Cagliari. Mentre Lucio Fossanova, difeso dall’avvocato Carlotta Taiti, anche lui non ordinato, è in attesa della convocazione in procura. Nel frattempo continuano ad arrivare le reazioni in merito alla vicenda. «Mi associo alle parole di Madre Paola e di Suor Agnese – dice l’onorevole Giorgio Silli –. Ho conosciuto padre Giglio frequentando le sue messe alle 7 del mattino dalle suore di Iolo. Sono stupito e spero che tutto si risolva perché, almeno per come lo conosco io, degli altri non posso parlare, era un prete che faceva il prete, cosa tutt’altro che scontata oggi giorno". Laura Natoli © RIPRODUZIONE RISERVATA