REDAZIONE PRATO

Diventare cenciaiolo, il progetto che aiuta

Una nuova opportunità per le vittime di sfruttamento sul lavoro. La collaborazione tra l’azienda Rifò, Opera Santa Rita e Comune

"Il cenciaiolo? E’ un mestiere che sempre meno persone vogliono fare, ma dove c’è un assoluto bisogno di ricambio generazionale. C’è l’urgenza di tramandare sapere e conoscenze". Da questa considerazione nasce il progetto ‘Nei nostri panni, cenciaioli di diventa’, promosso dall’azienda Rifò in collaborazione con l’Opera Santa Rita, il supporto del Comune, e il finanziamento delle aziende Filpucci, Beste, Bellucci, Milior e M&A per 10mila euro complessivi (a cui vanno sommati i 15mila euro messi a disposizione dalla stessa Rifò). L’idea è quella di attivare da marzo cinque percorsi formativi in fabbrica per altrettante persone che sono inserite nel sistema di accoglienza e integrazione: si tratta sia di soggetti vulnerabili (come i richiedenti asilo) che vittime di sfruttamento lavorativo (fra di loro ci sono anche alcuni ex operai della Texprint). A oggi i titolari di protezione a Prato sono ottanta, fra questi ne saranno scelti cinque in base alla propensione per questo mestiere e al desiderio di mettersi alla prova. La priorità a parità di capacità verrà dati agli operai provenienti da percorsi di sfruttamento lavorativo. Inizialmente i tirocinanti seguiranno un programma di formazione con corsi antincendio, primo soccorso, sicurezza di base e patente per il muletto. Poi faranno un approfondimento sulle caratteristiche del distretto tessile, e infine entreranno in azienda per sei mesi. Queste quelle che li ospiteranno: Nuova Fratelli Boretti, Gori Alberto Materie Prime Tessili, Tre, Paolieri Renato e Figlio. e MaBi. La scelta è ricaduta su queste cinque imprese perché a conduzione familiare, e quindi il contesto più idoneo per insegnare un mestiere. "Con questo progetto abbiamo cercato di raggiungere un duplice obiettivo – spiega Niccolò Cipriani, fondatore di Rifò –. Da un lato portiamo avanti il riciclo e la sostenibilità ambientale, dall’altro facciamo sociale e integrazione. Prima di tutto abbiamo cercato di capire se nel distretto ci fosse la necessità di specifiche figure professionali, e una volta compresa l’esigenza abbiamo provato anche a promuovere l’integrazione".

La speranza è sia quella di vedere al termine dei tirocini i nuovi addetti assunti in fabbrica, che aumentare i numeri dei tirocini. "Partiamo con numeri piccoli perché vogliamo capire come funziona il progetto - sottolinea Roberto Macrì, presidente dell’Opera Santa Rita -, ma il potenziale è molto più ampio, e potremmo ampliare il percorso anche a filature e ad altri settori del tessile". Al progetto aderiscono anche Astri, Cna, Fil e Consorzio Detox. "Questo progetto va nella direzione di unire terzo settore con gli imprenditori e coi finanziatori", conclude l’assessore Simone Mangani. Stefano De Biase