Distretto ancora fermo. Il boom è un ricordo. La cassa integrazione ha ripreso a correre

Gli ultimi dati non sono confortanti: il 2023 si è chiuso con un aumento del 26,5% sul 2022, l’anno degli affari record. Pancini (Cgil): "Alluvione e calo di produzione hanno inciso". Bucci (Cisl): "Ma le aziende reggono" .

Distretto ancora fermo. Il boom è un ricordo. La cassa integrazione ha ripreso a correre

Distretto ancora fermo. Il boom è un ricordo. La cassa integrazione ha ripreso a correre

Anche nel 2023 prosegue il ricorso alla cassa integrazione, con un aumento del 26,5% rispetto all’anno precedente: 1 milione e 270 mila ore contro circa un milione del 2022. Un valore che deve essere tenuto sotto controllo, in quanto, come mostrano i numeri, la dinamica peggiora nel susseguirsi dei mesi: una crescita progressiva di richiesta nel corso del 2023, fino a segnare un +35% tra il terzo ed il quarto trimestre (tra ottobre e novembre si passa da 132.288 ore a 246mila ore autorizzate), complici l’instabilità internazionale, costi ancora alle stelle e l’alluvione del 2 novembre. Ne esce un distretto tessile dal quadro complesso con numeri da valutare secondo le tendenze dettate da fattori come i danni del maltempo, il calo di ordini e di export. Nel 2023 le ore autorizzate (non è detto che siano state fruite) sono un milione e 272.173.

"La tendenza all’aumento del riscorso alle ore di Cig nel 2023 obbliga a tenere alta l’attenzione – afferma Lorenzo Pancini, segretario generale della Camera del lavoro di Prato – Tra il secondo e terzo trimestre la crescita si è assestata al 6%, poi è esplosa al 35% tra terzo e quarto trimestre. Ciò può essere legato al fatto che si è vissuto negli ultimi due trimestri un rallentamento dell’economia sia per quanto riguarda la produzione che l’export, a cui si aggiunge, nel quarto trimestre, l’alluvione. Prima di allora la tendenza di richiesta di ore di cassa integrazione ordinaria era già in atto per le cosiddette situazioni transitorie, a cui si sono aggiunte il rallentamento del ciclo produttivo e i danni del maltempo. Ciò ha pesato ulteriormente sulla richiesta di ammortizzatori, ma non in termini di rapporti di lavoro".

Un andamento in peggioramento, per quanto ancora contenuto, determinato da dinamiche ben note: nonostante tutto "l’indice di fiducia delle aziende sul primo trimestre 2024 sembra in parte ancora positivo. E’ troppo presto per trarre conclusioni – afferma Marco Bucci, segretario Ust Cisl Firenze Prato – . Bisogna attendere il primo semestre 2024. Lo dice anche la natura delle ore autorizzate che si tratta di aumenti ’tecnici’ con una cassa integrazione quasi tutta ordinaria; quella in deroga non è stata attivata, mentre quella straordinaria incide per il 15% del totale".

Per il segretario Bucci "la dinamica delle ore va letta a fianco anche dello studio Irpet focalizzato sulle conseguenze dell’alluvione che parla di 3.484 ettari di superficie alluvionati in area pratese, 3.725 aziende e 10.145 alloggi residenziali alluvionati. Il dato Irpet quantifica il danno potenziale complessivo per famiglie ed imprese pari a quasi 1,9 miliardi di euro – conclude Bucci – per cui anche il Governo deve fare la sua parte. Comuni ed imprese non possono farcela da soli". Una situazione da contestualizzare in un mosaico composto da tasselli differenti.

"Le ore del fondo integrazione salariale del 2023 sono diminuite di quasi 90%, mentre nel terzo trimestre avevamo visto un aumento di cassa integrazione per gli artigiani (fondo di solidarietà bilaterale alternativo per l’artigianato) – spiega Pancini – Abbiamo assistito ad assemblee affollatissime di lavoratori: le aziende artigiane hanno sofferto molto. Partendo dai dati congiunturali di Confindustria Toscana Nord, c’è da aspettarsi che quella tendenza ad un incremento di cig si confermi anche per il primo trimestre 2024: l’industria della moda è in difficoltà, fatte eccezioni di settori come quello dei filati". E il mercato del lavoro? "Il 2023 chiude con saldi occupazionali positivi – osserva Pancini – e la differenza fra avviamenti e cessazioni segna un più 3.600. Nel dettaglio, il grosso del saldo positivo degli avviamenti avviene nel primo e secondo trimestre, cala nel terzo e nel quarto trimestre si contano 2.200 unità in saldo negativo con un aumento delle cessazioni e una diminuzione degli avviamenti (più di 1.400 unità perse dal manifatturiero). Il saldo occupazionale scende in area negativa, consegnando un quadro di forte rallentamento nell’ultimo periodo 2023".

Altro dato da tenere sotto una attenta lente di osservazione è quello delle esportazioni delle imprese: oltre 3 miliardi e 600 milioni di euro il valore complessivo del tessuto produttivo della provincia di Prato, con un aumento di oltre 12 punti percentuali rispetto al 2022. Il dato va tuttavia scorporato e distinto per settori. Purtroppo quello tessile, il più strategico per il nostro distretto segna un calo di oltre 7 punti percentuali. Flessione anche per l’abbigliamento, sebbene con numeri più contenuti. Crescono invece la produzione di macchinari industriali e farmaceutica, rispetto alla quale tuttavia non si può parlare di una identità produttiva specifica nella provincia di Prato.

"Si tratta di una fase che obbliga tutti – chiosa Bucci – ad una attenta vigilanza sulle dinamiche, sapendo che le principali determinanti rimandano a fattori macroeconomici e di livello esterno. E’ certamente un dato importante il segnale di tenuta occupazionale e una diffusa volontà delle aziende di resistere ai molteplici fattori negativi".

Sara Bessi