Undici mesi per avere una risposta dall’Ordine dei Veterinari in seguito a un esposto per la morte di un cucciolo. Tanto ci è voluto prima di sentirsi dire che il "veterinario ha agito con diligenza, visitando l’animale e dando le prescrizioni ritenute opportune e necessarie in quel momento". La storia – riportata su La Nazione 15 giorni fa – è quella del cucciolo di Lagotto (appena sei mesi) che un anno fa è morto dopo aver ingerito un pezzo di mascherina. A sollevare il caso era stata la padrona del cane che aveva denunciato all’Ordine dei Veterinari il professionista che ha curato il cucciolo all’inizio e a cui aveva diagnosticato "problemi intestinali". La padrona, vedendo che le condizioni del cane si aggravavano, decise di portarlo da un altro veterinario che, dopo un’ecografia, lo operò di urgenza rimuovendo la mascherina dall’intestino. Il cucciolo però morì di setticemia. La padrona del cane è stata risarcita delle spese sostenute dall’assicurazione del veterinario ma è voluta andare fino in fondo presentando esposto all’Ordine dei Veterinari. Finalmente la risposta è arrivata ’assolvendo’ completamente il professionista. "L’unica prescrizione necessaria sarebbe stata una normale ecografia e non di certo vietare di dare al cane cibo e acqua per diversi giorni al punto che l’animale è morto non solo per setticemia ma anche per le gravi condizioni di deperimento e disidratazione che hanno contribuito a privarlo di forze per superare l’intervento", dice l’avvocato Alessandra Bianchi che assiste la padrona. "Dai documenti emerge che tutto ciò che è stato fatto dal secondo veterinario poteva essere fatto dal primo: il cane si sarebbe salvato – prosegue il legale – Se le risultanze documentali sono incontrovertibili - al punto che l’assicurazione ha riconosciuto la responsabilità del proprio assicurato - perché l’ordine dice che il veterinario ha fatto tutto il possibile?".