Tre episodi nel giro di poche settimane. Tutte aggressioni violente avvenute ai danni di lavoratori della Acca, azienda di logistica a gestione cinese, che hanno aderito al sindacato dei Sì Cobas. A pestare gli operai che protestano chiedendo un trattamento di lavoro migliore e un contratto regolare, sarebbe stato un commando inviato dagli stessi gestori della azienda. Almeno, secondo quanto riferito dal sindacato dei Sì Cobas che, guidato da Luca Toscano, sta portando avanti la battaglia per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori, principalmente di origine pachistana.
Episodi che fanno alzare il livello di attenzione in quanto, se confermati, farebbero emergere un nuovo fenomeno all’interno della comunità cinese: quello delle ritorsioni da parte dei datori di lavoro nei confronti dei propri dipendenti che tentanto di affermare i propri diritti attraverso scioperi e contestazioni. Un’emergenza che sta crescendo e che va avanti da quando i Sì Cobas hanno promosso il picchetto permanente, nel gennaio 2021, di fronte ai cancelli della Texprint, stamperia a conduzione cinese accusata da alcuni operai e dal sindacato di sfruttare i suoi lavoratori. Il sit in fuori dai cancelli della stamperia è andato avanti per mesi con momenti di alta tensione e scontri fra operai e direzione aziendale. Era la prima volta che si parlava dello sfruttamento di cittadini extracomunitari, non cinesi, che si erano iscritti a un sindacato. Fu la prima vera dura vertenza sindacale che interessava una azienda a gestione cinese. Il giudice del lavoro ha dato ragione ai lavoratori disponendo il reintegro in azienda degli operai (erano stati licenziati) con contratti regolari. In sede penale, invece, ad avere la peggio sono stati i 24 lavoratori più i due sindacalisti che guidarono la protesta, Luca Toscano e Sarah Caudiero, che sono stati rinviati a giudizio per violenza privata e lesioni. Da quel momento qualcosa è cambiato. Altre aziende sono state interessate da casi simili. Uno fra più violenti fu quello all’esterno della Dreamland di via Galvani, altra azienda tessile cliente della Texprint. Il pestaggio nei confronti di alcuni operai – tutti stranieri –, risale all’11 ottobre 2021. I lavoratori, sempre appoggiati dai Sì Cobas, furono picchiati con mazze e bastoni da un commando di cinesi che arrivarono all’improvviso a bordo di un furgone. La scena venne ripresa da alcuni testimoni e i video fecero ben presto il giro del web. Gli aggressori, che avevano il volto coperto dalle mascherine, risalirono poi sul furgone e si dileguarono. In seguito a quel fatto la Procura ha aperto un fascicolo – l’ennesimo – per caporalato arrivando a eseguire le misure cautelari su disposizione del gip. I due titolari cinesi della fabbrica finirono in carcere, mentre i due tuttofare, fedelissimi dei proprietari, di cui uno era addirittura prestanome, furono messi ai domiciliari.
Adesso tre episodi in poco meno di un mese. Il sospetto è che i cinesi non gradiscano le rivendicazioni sindacali tanto da intimidire chi aderisce agli scioperi con metodi più o meno leciti.
Laura Natoli