Adriana Cogode è andata in pensione e da ieri non è più prefetto di Prato. Arrivata in città tre anni fa, ha dovuto fronteggiare diverse emergenze, fra cui la pandemia e non ultima l’alluvione del 2 novembre. "Durante i tre anni trascorsi a Prato – ha scritto – ho avuto l’opportunità di conoscere un altro importante segmento sociale ed economico del nostro magnifico Paese ed apprezzare il senso civico, la dedizione al lavoro e all’impresa di questa comunità che si distingue anche per una non comune vivace vocazione artistica e culturale".
"Pur nei momenti difficili, come la pandemia e l’alluvione – prosegue – la risposta dei cittadini, delle imprese, degli amministratori comunali e degli organi dello Stato è stata corale, a riprova di una consolidata cultura partecipativa alle problematiche del territorio. Un modello sul quale occorre fare tesoro per continuare a operare in piena sinergia a livello territoriale e regionale affinché i piani di previsione e prevenzione affidati alla comunità tecnico scientifica insieme ai conseguenti piani di emergenza sugli scenari di rischio del territorio siano sempre aggiornati e a conoscenza di tutti gli organi di protezione civile e dei cittadini, primi protagonisti della convivenza con il territorio e delle norme di comportamento in caso di pericolo". Tra i compiti della Prefettura, Cogode ricorda "le attività di protezione civile, le iniziative in tema di legalità, sicurezza, antimafia, contrasto allo sfruttamento lavorativo, le misure a tutela dell’ordine pubblico e quelle volte a prevenire e attenuare pericolose tensioni sociali o a intervenire, in termini conciliativi, su problematiche occupazionali e sindacali". Temi che convergono tutti nella direzione "di assicurare coesione sociale e una qualità della vita il più possibile consona al vivere civile". "Rivolgo alla comunità e alle giovani generazioni il mio più sincero auspicio di ogni bene", ha concluso.