"Al di là della violenza con la quale l’evento meteo si è manifestato, le aree della nostra mappatura per il rischio alluvione coincidono perfettamente con quanto poi effettivamente accaduto. Tant’è che proprio in corrispondenza dei punti in cui si sono verificate le rotture arginali o le tracimazioni, sulla nostra mappa sono disegnate le aree a pericolosità elevata e destinate ad allagamenti". Le parole di Gaia Checcucci, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Settentrionale, rilasciate al Quotidiano Nazionale, non lasciano spazio a particolari interpretazioni: le aree a rischio alluvione del nostro territorio sono conosciute da tempo. E non lo dicono solo le parole di Checcucci, ma anche le mappe.
Andando sul sito dell’Autorità di bacino, si trova velocemente la mappa del rischio alluvione aggiornata al 31 ottobre 2019. Una mappatura datata quattro anni fa, che dà la sensazione di come il tema sicurezza dei corsi d’acqua sia ormai cronico. Analizzando la mappa, la prima cosa che salta subito all’occhio è il maxi quadrato rosso che circonda tutta l’area del nuovo ospedale di Galciana. Un’area compresa fra via Scarlatti, via del Fondaccio e via Ciulli, che riguarda tutta Galciana e un pezzo di Vergaio. Un’area dove nonostante il rischio idraulico si è deciso di costruire il nuovo ospedale, che nella notte dell’alluvione è andato sott’acqua, con tutti i disagi e i danni che ne derivano. E come se il rosso come indice di rischio non bastasse, chi ha realizzato la mappatura ha inserito anche un rafforzativo, mettendo un pallino rosso proprio sopra il Santo Stefano, con la dicitura: ‘rischio molto elevato’. Nella zona ovest di Prato il colore rosso del rischio alluvione risparmia ben poche aree. Basta spostarsi di poche centinaia di metri fra via Pistoiese, via Nervesa della Battaglia e via Ortigara per trovare un altro quadrante rosso fuoco. Per non parlare di via di Maliseti nelle vicinanze della chiesa, dove anche qui la mappa non lascia spazio a interpretazioni nell’indicare una zona di massimo rischio alluvione. E un po’ come raccontato proprio dalla segretaria generale Checcucci, sia Maliseti che Narnali fra il 2 e il 3 novembre sono andate sott’acqua, con case, cantine e garage allagati. L’esponente dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Settentrionale poi introduce un altro tema: "il mancato completamente degli interventi preventivi che servono per incamerare e trattenere quantità di acqua sufficiente affinché si possa governare e gestire il rischio".
"Non voglio parlare di colpe – dice –. Va detto però che gli interventi e le opere pianificate dall’Autorità sono previste in tutte le programmazioni esistenti, a cominciare da quelle nazionali che nelle diverse linee di finanziamento le individuano come priorità".
Insomma, i fondi ci sono, i programmi di intervento pure, ma i territori si allagano. Eppure continuando a guardare la mappatura i segnali di pericolo sono chiari. Mazzone è segnata rosso fuoco, Bagnolo idem, per non parlare di Galcetello, l’area di via di Cantagallo, e Figline. Tutte zone dove la conta dei danni è ancora in atto. Meno prevedibile invece, almeno a guardare la mappa, l’ondata d’acqua e fango che ha colpito Santa Lucia. Qui le zone sono disegnate di giallo, quindi con un rischio medio. La piena stavolta però non ha risparmiato né case né macchine in sosta, lasciandosi alle spalle devastazione e danni economici.