
Alcuni modelli al salone del tessile di Rho
Prato 23 aprile 2020 Prato sperava di rimontare e fare 1-1 con Biella, invece la partita è finita 0-0. Negli sport autentici non può accadere, ma nella partita del tessile arbitrata dal governo italiano succede anche questo. Il distretto tessile pratese si è svegliato con la rabbia in corpo venendo a conoscenza del fatto che oggi giovedì 23 aprile le aziende concorrenti di Biella erano state autorizzate dalla Prefettura di competenza a riaprire utilizzando non oltrte il 35% della forza lavoro e con accorgimenti per garantire sicurezza e salute degli addetti. Prato si è fatta sentire con Confindustria, con i politici (in particolare Ilaria Bugetti consigliere regionale Pd e vicepresidente commissione sviluppo economico) LEGGI L'ARTICOLO. La richiesta: "pareggiare con Biella che intanto si era portata sull'1-a 0 ottenendo l'apertura del distretto pratese almeno per lunedì 27. Il governo ha incassato le accuse di discriminazione giunte da Prato e anziché accontentare chi protestava ha finito per deludere sommamente chi stava in qualche modo godendo (sempree che il verbo sia consentito in simili condizioni). Nel pomeriggio, revoca dell'autorizzazione all'apertura per Biella. Piemontesi su tutte le furie, ma Prato non esulta certo. Che i concorrenti (ma oramai amici-nemici biellesi) restino a bocca a asciutta non consola affatto. Pare che a Roma abbiano preso atto della gaffe e della palese discriminazione che stava facendo insorgere gli altri due distretti tessili italiani, appunto Prato (laniero come Biella ) e Como (in prevalenza lavorazione della seta).
"Il dietrofront su Biella non è una buona notizia - commenta il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Francesco Marini -. Se fosse stata riconosciuta la legittimità del via all'attività delle aziende biellesi anche Prato avrebbe potuto fare altrettanto. Un'eventualità, quella della conferma del via libera, che però è apparsa subito difficilmente fondata."
"L'atteggiamento del Governo è offensivo nei confronti di imprese e lavoratori. Evidentemente chi ci governa non comprende cosa significhi portare avanti un'azienda" sono le lapidarie parole che Confindustria Toscana Nord affida a un comunicato manifestando "la massima indignazione per lo stato di incertezza in cui sono lasciate le imprese". L'associazione sollecita i parlamentari eletti nell'area Lucca-Pistoia-Prato - "anche dei partiti della maggioranza che sostiene il Governo - a dissociarsi formalmente da questa inconcepibile situazione".
Confindustria Toscana Nord sfodera a ragione i dati di Prato per dimostrare come aver rigettato la richiesta di apertura al cospetto del via libera ai biellesi avrebbe rappresentato una disparità che indigna: il distretto pratese è infatti primo in Italia e in Europa per concentrazione di attività tessili, con quasi 16 mila addetti (il 13,6% del totale nazionale) per 2.220 imprese solo in provincia, e oltre 19.270 addetti per 2.780 imprese nei confini amministrativi del distretto tessile. La provincia di Prato è prima in Italia per export tessile (14% del totale nazionale, che sale al 18% se esteso al distretto). Nell’abbigliamento Prato è prima provincia in Italia (11%) per numero di addetti (19.095), seguita da Napoli e Milano. Tessile e abbigliamento esprimono in provincia il 35% degli occupati totali, l’80% dell’export e il 70% del fatturato dell’industria.
p.c.