REDAZIONE PRATO

“Necessaria la svolta per il distretto entro i prossimi cinque anni O rischio estinzione del modello”

Secondo i risultati dell’indagine Perimetro reale, commissionata da Pratofutura, gli imprenditori amano il loro lavoro, ma devono accrescere. le dimensioni delle aziende. "I più giovani sono pronti a unire le forze"

Secondo i risultati dell’indagine Perimetro reale, commissionata da. Pratofutura, gli imprenditori amano il loro lavoro, ma devono accrescere. le dimensioni delle aziende. "I più giovani sono pronti a unire le forze". .

Secondo i risultati dell’indagine Perimetro reale, commissionata da. Pratofutura, gli imprenditori amano il loro lavoro, ma devono accrescere. le dimensioni delle aziende. "I più giovani sono pronti a unire le forze". .

Gli imprenditori pratesi sono ancora molto affezionati al distretto (44,8%), ma non si fidano più del sistema distretto per il quale nei prossimi cinque anni prevedono un declino (47,2%), mentre sono gli imprenditori più giovani quelli pronti ad unire le forze, anche in forme di aggregazioni. E’ questa una prima fotografia che emerge dall’indagine "Perimetro reale", commissionata da Pratofutura in collaborazione con Confindustria Toscana Nord, il Pin e il Comune di Prato, per i suoi primi 40 anni e presentata ieri alla Camera di Commercio. Da dicembre 2024 a marzo 2025 sono stati compilati online oltre 300 questionari da parte degli imprenditori che hanno partecipato allo studio, curato nella raccolta dati e nell’analisi statistica dal professor Mauro Maltagliati (Unifi), sull’imprenditorialità nel distretto tessile e manifatturiero, esaminando la situazione economica delle imprese, le aspettative, il passaggio generazionale, le dinamiche associative e di aggregazione.

"Il messaggio che se ne ricava – commenta Marco Ranaldo, presidente di Pratofutura – è che gli imprenditori non vogliono cambiare lavoro, ma vogliono cambiare il metodo di lavoro. La stragrande maggioranza degli intervistati si rende aperta a fare un passo successivo, come fare questo cambiamento di metodologia di lavoro". Per Ranaldo non bisogna fissarsi sulle aggregazioni tra imprese, perché ci possono essere altri sistemi. "Il problema principale – spiega – è la dimensione: le aziende devono crescere, perché ad oggi sono troppe e troppo piccole". Eppure un tempo si diceva "piccolo è bello", un paradigma che nel XXI secolo chiede di essere aggiornato. "Le aggregazioni sono uno dei modi più semplici, ma ci possono essere tanti altri esempi come le fusioni, le reti di impresa, le acquisizioni – ribadisce Ranaldo – Prato ha capito che vanno aumentate le dimensioni delle aziende". E se solo "un terzo degli imprenditori ha una visione ottimistica per la propria azienda, il 70% sostiene che bisogna stare all’interno del distretto nonostante abbia criticità".

Il conto alla rovescia è iniziato: "Deve cambiare il modo di lavorare da qui a 5 anni. E per farlo – suggerisce il presidente – ci vogliono acceleratori di processo, dei ’driver’ che possono essere le associazioni di categoria, la politica. C’è bisogno di una visione di distretto unica e non frammentata". Ranaldo sostiene "che il cambiamento va fatto ora, Prato è a un bivio, non si può più rimandare", lanciando un appello ad associazioni di categoria, istituzioni e politica.

La presentazione dell’indagine "Perimetro reale" è avvenuta di fronte ad un affollato auditorium della Camera di Commercio: tanti gli imprenditori presenti, rappresentanti delle associazioni di categoria, politici tra cui la sindaca Ilaria Bugetti e l’assessora Benedetta Squittieri, che hanno seguito con interesse il quadro che mano a mano si è venuto a costruire sotto i loro occhi.

Tra gli ospiti della mattinata anche l’assessore regionale alle Attività Produttive Leonardo Marras: presto la Regione pubblicherà un bando da 103 milioni di euro per le piccole medie imprese, suddiviso in 63 milioni destinati a progetti di aggregazioni con almeno sei imprese e altri 40 milioni per singole aziende.

"Al punto in cui si trova Prato, dove le idee ci sono ma il distretto ha serie difficoltà – sostiene Andrea Dossi, professore dell’Università Bocconi – manca quello spazio di progettualità che riesca a dare scala alle singole iniziative. Oggi si deve capire chi prende in mano l’imprenditorialità in una progettualità di distretto. C’è da fare in fretta". Dossi individua una strada possibile: "Ci vuole un progetto pilota che dimostri che è possibile stare insieme e dare scala ai progetti – spiega – Gli imprenditori devono rendersi conto che non esiste alternativa: se entro 5 anni non ci si ristruttura si perde il distretto. Sono a rischio alcune lavorazioni della filiera".

E allora la soluzione quale può essere? Il professor Dossi l’ha indicata nelle conclusioni della mattinata. "La vera soluzione potrebbe ricadere nelle mani delle aziende più grandi e strutturate del distretto. Sono loro che potrebbero mettersi assieme, fare piattaforma comune di servizi per la sostenibilità anche sociale, per attrarre talenti e per la managerialità finanziaria. C’è bisogno del coraggio di un primo progetto pilota. Per farlo c’è bisogno degli ingredienti primari, non si deve partire dall’innovazione e dal mercato, ma dalle persone, dalla sostenibilità e dalla capacità di gestire il denaro". Alla tavola rotonda della mattinata hanno partecipato anche Daniela Toccafondi, presidente del Pin e Monica Ranfagni, professoressa dell’Università di Firenze.

Sara Bessi