
Parole d’ordine: sperimentare, innovare, contaminare. Ci prova l’edizione 2025 di Contemporanea, il festival del Metastasio che si declina passo di...
Parole d’ordine: sperimentare, innovare, contaminare. Ci prova l’edizione 2025 di Contemporanea, il festival del Metastasio che si declina passo di danza. Con la direzione artistica di Edoardo Donatini al Teatro Fabbricone dal 22 al 30 maggio si alterneranno dodici giovani artisti e compagnie, le ultime produzioni più interessanti del pianeta danza. Azioni performative che guardano al disagio esistenziale dell’abitare ("Variazione No.2" delle Sorelle di damiano, 22 maggio alle 20.30), oppure annodano fili di memoria storica con "Please Cry" (sempre 22 maggio, alle 21.45), che ci porterà nel Sol Levante con Megumi Eda (nella foto) e il suo assolo ispirato ai ricordi della nonna, infermiera durante la seconda guerra mondiale. Fra musica e parole, una delle ‘chicche’ del festival. Corpi che abitano i luoghi in "Studi per M" coreografato da Stefania Tansini (23 maggio, alle 20.30) mentre Lucia Guarino darà corpo alla fragilità del nostro ‘esserci’ in "Pinocch-io" (23 maggio, alle 21.45). Francesca Santamaria propone "Good vibes only (beta test)" e provoca il mondo dei social (24 maggio, alle 20.30). In "Can Can" (24 maggio, alle 21.45) Francesca D’Intino scompone (e ricompone) il codice danzante del Moulin Rouge. Citazioni cinematografiche in "Fuck me blind - studio" (28 maggio, alle 20.30), progetto di Matteo Sedda ispirato a "Blue", l’ultimo film di Derek Jarman. E poi Oscar Wilde in punta di piedi con "Salomè" di Madalena Reversa (28 maggio, alle 21.45) in un tripudio di lucicon le coreografie di Gloria Dorliguzzo, che firma anche una ricerca sul taglio rituale della carne nell’antichità in "Butchers Capsule" (29 maggio, alle 20.30). Si prosegue con l’incontro fra la poetica visiva di Lou Benesch e il paesaggio marziano di Elysium Planitia in "Elysium" (29 maggio, alle 21.45). Finale il 30 maggio con i suoni elettronici di "X" di Olimpia Fortuni e "Blau" di Aina Alegre, una performance ispirata a Mirò che si tinge di blu.
Maria Lardara