REDAZIONE PRATO

Chiara e il piccolo Kaif. Denunciata dai genitori

Aveva in affido un bimbo malato (poi deceduto). "Ora mi ritrovo alla sbarra"

Chiara Fossombroni

Chiara Fossombroni

Da mamma in prestito di un bimbo che lottava per la vita a imputata. Per due anni è stata l’affidataria del piccolo Kaif, affetto da una malattia genetica rara (170 casi nel mondo), figlio di una coppia pachistana residente a Prato: un caso che fece commuovere tutta la città. E ora Chiara Fossombroni, 51enne fiorentina, si ritrova a dover affrontare un processo dopo la denuncia dei genitori del bimbo, morto ad appena 4 anni, il primo maggio 2022.

Udienza pre-dibattimentale fissata per il 15 di settembre. Diffamazione e violenza privata (tentata) le ipotesi di accusa. In particolare Fossombroni - assistita dall’avvocato David Ermini - deve rispondere di aver sostenuto in alcune interviste, anche a La Nazione, che il piccolo era stato abbandonato in ospedale o che comunque - è l’imputazione provvisoria - la famiglia non avesse dato al piccolo la necessaria attenzione. La violenza privata invece sarebbe consistita nell’aver tentato di privare i genitori di esercitare il proprio culto musulmano, facendo prima battezzare il bimbo e poi adoperandosi per farlo seppellire nel cimitero cristiano di Trespiano. E desistendo - questa l’accusa - in seguito al provvedimento del tribunale dei minori di Firenze, al quale la stessa Fossombroni aveva fatto istanza. La 51enne è inoltre accusata di aver pubblicato fotografie del minore, senza il consenso dei genitori, all’interno del proprio profilo Facebook e su piattaforme social.

Un caso amaro che sbarca in tribunale tre anni dopo lo strazio della morte di Kaif.

Fossombroni iniziò quasi per caso a fare la volontaria e assistere il bimbo al Meyer. Poi fu il tribunale per i minori a disporre l’affido temporale consensuale e, da dicembre 2021 l’affido giudiziale su richiesta del pm, sentiti i servizi sociali e forti di una relazione del Meyer secondo la quale il ruolo dell’affidataria era stato determinante nell’accudimento del piccolo: a testimoniarlo i miracolosi progressi di Kaif. Il tribunale decise quindi di attribuire alla Fossombroni anche le scelte sanitarie e vietò ai genitori di riprendere il bimbo. Anche perché, nel frattempo madre e padre di Kaif avevano iniziato a manifestare la volontà di riportarlo a casa - è emerso dagli atti del tribunale - nonostante avessero sempre affidato le cure del piccolo alla donna. I rapporti famiglia-affidataria si iniziarono a incrinare. E precipitano a maggio. Il piccolo Kaif non supera l’intervento. La Fossombroni - risulta dagli atti - chiede ai giudici di poter provvedere ai funerali e alla sepoltura ma il tribunale ‘riconsegna’ di fatto il corpo del piccolo alla famiglia naturale. Con la morte è venuto meno il ruolo dell’affidataria. Poi la decisione dei familiari di denunciare la donna, ora imputata.

"Non me lo saremi mai aspettata – ha detto Chiara Fossombronil – E invece devo difendermi da chi speravo potesse gioire nel vedere il proprio figlio migliorare ogni giorno, nonostante la situazione grave. Eppure… E’ una situazione grottesca e la mia difesa sarà semplice: l’amore che io, e chi ci ha conosciuto, ha sempre visto. E’ questo l’unico specchio in cui mi rifletto".

Erika Pontini