REDAZIONE PRATO

C’è il festival. Seminare idee

I residenti di fronte all’invasione nelle ore serali e notturne chiedono interventi all’amministrazione. Davalli: "Affrontare la questione del rumore". Corsi ricorda le strade più strette e "impraticabili" .

Tavolini dei locali pubblici Il centro storico è pieno di locali che attirano tanti giovani e non solo

Tavolini dei locali pubblici Il centro storico è pieno di locali che attirano tanti giovani e non solo

PRATOC’è chi l’aspetta a braccia aperte perché porterà più affari, c’è chi non vede l’ora di viverla, c’è chi la teme e mette già in conto di trascorrere qualche notte in bianco. È la movida, bellezza! Che, vista con gli occhi di chi vive in centro creerà i soliti, inevitabili, disagi. Indietro però non si torna. E questo è un punto fermo sia per Enrico Davalli, pediatra, socio di AttivaPrato e presidente di Condominio Lippi, che per Urano Corsi, dirigente sportivo, residente di via dei Sei, una delle strade più battute dal divertimento notturno che ruota intorno a locali e pub. Anzi, l’antico ‘canto del diavolo’ come lo chiama Urano che nel libro "Nonno, ci racconti Prato?" ha raccolto la memoria storica della città. Se per Davalli "la movida richiama persone, per questo non va demonizzata ma semmai regolamentata", per Corsi "nessuno vuole tornare ai tempi del centro morto: si chiede solo che le regole vengano rispettate". Quali regole? Intanto si pone una questione di decibel: la movida fa rumore e rimbomba nelle camere da letto che si affacciano sulle vie più strette dove pullulano i locali. Via Settesoldi docet. "Tanti esercizi ricorrono agli steward ma andrebbe fatto un altro lavoro - prosegue Davalli - Il Comune ha mai provato a misurare il rumore in quelle strade? Bisognerebbe affrontare l’argomento del disturbo alla quiete pubblica con cognizione di causa, raccogliendo dati e indicatori. Esistono regolamenti di pubblica sicurezza che normano questi aspetti. Se non si studiano i problemi, si rimarrà sempre in superficie e ci sarà sempre una parte che guarderà ai propri interessi". In questo senso, potrebbe essere utile davvero il futuro osservatorio sul centro storico promesso dall’amministrazione. Il riferimento di Davalli è anche al regolamento comunale di polizia urbana (risale al 2012: l’ultima modifica è del 2018) che racchiude le norme di convivenza civile in città. Tradotto: se ci sono le regole, facciamole rispettare. Regole significa anche basta alla sosta selvaggia che spesso regna incontrastata dentro le mura. Si è visto in questi primi assaggi di bella stagione, quando nelle ore serali diventa un’odissea parcheggiare per i residenti, come nelle strade più a ridosso di piazza Duomo (via del Seminario e via di Gherardo): non si contano le auto in divieto di sosta davanti alle medie Mazzei oppure quelle negli stalli riservati per i residenti (strisce bianche). Prese d’assalto anche piazza Mercatale e piazza San Francesco. E il Serraglio ? "Sfido a dire che il parcheggio notturno a 1 euro sia troppo caro – ammette Davalli - Il problema è che difficilmente nelle ore serali si trova libero". Il ragionamento di Corsi è che, in concomitanza con la movida notturna, non bisognerebbe consentire l’ingresso in Ztl a chi non ha il permesso. In assenza di varchi elettronici in Ztl B, è dura. "Limitare gli accessi da porta Frascati, ad esempio. Per non parlare di chi ha il garage nell’epicentro nella movida: impossibile passare fra tavolini e dehors anche perché non tutti rispettano le regole e qualcuno ‘si allarga’". Corsi interviene anche sulla concessione gratuita per i dehors che ormai non riguarda più solo Prato essendo un provvedimento nazionale. "Perché io residente devo pagare il permesso per l’ingresso in Ztl e loro no per i tavolini? Non è per i 15 euro all’anno…". Mentre in altre città, vedi Livorno, si tenta di gestire la movida fissando un orario di chiusura dei locali con la fine della musica a mezzanotte, qui a Prato rinfocola il dibattito. Una soluzione ‘ecologica’ è quella indicata dal presidente di Riciclidea, Alessandro Scuotto. "Come a Firenze: si lascia l’auto in periferia e si prende un mezzo per raggiungere il centro". In quel caso, la tramviaMaria Lardara