
Case Fanfani dopo 70 anni. E ora i ragazzi del Borgo si ritrovano a cena in 114
PRATO
La storia della cena del Borgo – fissata il 5 giugno nel salone parrocchiale della Sacra Famiglia – parte da lontano: era la Prato che si stava rialzando nel dopoguerra, passando dalle proteste operaie e dall’età dell’oro narrata da Edoardo Nesi, e che arriva fino ai giorni nostri. Siamo tra il ponte Petrino e il quartiere della Pietà, in viale Borgovalsugana. La strada che era detta anche il "chilometro lanciato" e tutto intorno aveva campi incolti.
Qui nel 1953 furono costruite le prime Case Fanfani – secondo il piano di intervento del ministro Amintore Fanfani per l’edilizia residenziale pubblica – seguite da altre simili nel 1956, a 30 metri di distanza, che si affacciano sull’attuale via Papa Giovanni XIII, che all’epoca non esisteva ancora. Chi abitava in questo angolo di città, lo chiamava il Borgo, sia dal nome del viale, sia perché si conoscevano tutti.
L’imminente cena riunirà i ragazzi, ora cresciuti, che nati o vissuti in queste case popolari ad affitto ridotto e abitate da famiglie di operai e di immigrati dal sud Italia e dalla Sardegna, si riuniscono per ricordare quei tempi. Gli iscritti ad oggi sono ben 114 e a loro si uniranno, a titolo di amicizia, anche il parroco della chiesa della Sacra Famiglia, don Giovanni Chiti e il suo vice don Silvano Pagliarin.
Tra gli organizzatori della serata-amarcord a 70 anni di distanza dalla costruzione delle abitazioni, ci sono Franco Galli e Roberto Villani. "Dopo la scuola, scendevamo giù e si giocava nei campi, oppure si andava al circolo – racconta Villani, che è l’ex vicecomandante della polizia municipale di Prato ed è stato comandante a Poggibonsi – uno dei miei primi ricordi condivisi con gli altri del gruppo, è legato proprio al circolo Arci ’Bruno Fattori’ dove vedevamo i programmi televisivi. Arrivò la notizia della morte di Fausto Coppi quando eravamo tutti insieme nel gennaio del 1960. Rammento – aggiunge – che ci prese alla sprovvista, pareva incredibile, fu un colpo per noi. Coppi era uno dei nostri eroi, aveva solo 40 anni e la malaria nessuno la conosceva".
In poche di queste "Case Fanfani" vivono ancora le famiglie originarie, c’è chi l’ha lasciata per altri quartieri della città o per altre città, chi l’ha comprata grazie al diritto di prelazione previsto dalla legge e trasmessa agli eredi e chi l’ha rivenduta.
Ricordi che si accavallano e che sono legati anche al bar Mati, ora cessato e sostituito da un locale etnico, e soprattutto alla chiesa della Sacra Famiglia, modernissima all’epoca. Infatti, i lavori per realizzarla furono ultimato nel 1970 e chiaramente ispirati alla chiesa dell’Autostrada del Sole progettata dall’architetto Michelucci. Tanto che molte giovani coppie che si sposarono nei primi anni ’70 la scelsero come scenario per le loro nozze. Andava di moda.
"Nel 1972 noi giovani del Borgo proprio davanti alla chiesa facemmo un volantinaggio contro la guerra in Vietnam, dopo la notizia di un devastante bombardamento – aggiunge Roberto Villani – Sono passati più di 50 anni, ma nulla è cambiato, guardando a quello che sta accadendo in Ucraina e a Gaza".
Discorsi che troveranno posto alla cena di mercoledì prossimo: "Ci ritroveremo per parlare dei vecchi tempi, delle nostre vite di oggi – conclude Villani – e sarà come tornare ragazzi".
Elena Duranti