SARA BESSI
Cronaca

Addio anche all’ultimo carbonizzo in fibra. Per trattare la lana bisogna andare all’estero

Dopo la chiusura dell’impianto per stracci a Montemurlo, il distretto perde per sempre la Carbofin, azienda di Mercatale di Vernio

Prato, 9 febbraio 2023 - Il fallimento è stato dichiarato nel marzo dello scorso anno ed è stato l’ultimo atto con il quale far calare il sipario su una realtà identificativa del distretto. L’ultimo carbonizzo in fiocco di lana, con sede in Vallata, a Vernio, il Carbofin srl è ormai in fase di smantellamento con la vendita di beni mobili ed immobili, operazione seguita dalla curatrice fallimentare, la dottoressa Donata Pieri. Al momento sono stati manifestati interessamenti informali per un certo macchinario che si trova all’interno dell’azienda, che ha sede in via Carigiola, mentre sembra che non ci sia più nessuno interessato a rilevare l’azienda, dopo un primo tentativo compiuto da qualche imprenditore della Vallata.

"Abbiamo perso un pezzo della nostra identità, sicuramente - sottolinea Sauro Guerri, imprenditore storico di Vaiano e presidente di Progetto lana - Se c’è da carbonizzare della lana, adesso, bisogna per forza rivolgersi fuori Italia: questo era l’ultimo impianto non soltanto del distretto, ma italiano. Chi ancora oggi ha necessità di trattare la lana con la carbonizzazione deve andare altrove". Carbofin Srl, infatti, era nata nel 1967 portando avanti una lunga tradizione nel settore tessile di oltre mezzo secolo. I macchinari di cui era dotata la Carbofin erano gli unici in Italia ad applicare quel tipo di processo grazie al quale procedere alla carbonizzazione e al lavaggio della lana in fiocco.

Egitto, Lituania, Belgio e Cina: sono oggi questi i Paesi di riferimento che possiedono impianti di carbonizzo della lana in fiocco e dove, eventualmente, anche le aziende del distretto pratese possono rivolgersi per sottoporre la fibra a quel trattamento. "E’ un peccato che un distretto come il nostro - sottolinea ancora Guerri - non abbia trovato il modo di evitare la perdita di un tassello importante come quello del carbonizzo. Si è creato un vuoto tecnico che ha creato disagi. A suo tempo mi ero mosso insieme ad altri affinché questa fine venisse scongiurata, ma poi non siamo riusciti nell’impresa. Servirebbe un interesse da parte di enti ed istituzioni, come Regione e Provincia, affinché certi finanziamenti possano essere destinati a supportare certe aziende". Guerri, infatti, è stato fra quegli imprenditori che non si sarebbero voluti arrendere di fronte alla chiusura del carbonizzo in fiocco di lana della Vallata. Un’impresa, però,che non ha sortito l’effetto sperato.

I tempi, però, sono molto cambiati con la globalizzazione, la delocalizzazione e da tre anni a questa parte con le incertezze dettate da pandemia da covid, rincari energetici e adesso anche la guerra. Le modalità di approvvigionamento di fibre sono cambiate: ormai le aziende comprano fibre già trattate con la carbonizzazione, che viene effettuata direttamente nei Paesi di smercio. C’è chi si serve in Cina, per esempio, con acquisti che vengono fatti con mesi di anticipo e attese che possono variare fra i 40 e i 60 giorni prima che la lana giunga a destinazione. Sempre con il rischio di qualche intoppo legato ai trasporti costosi, difficoltosi e fermi nel periodo covid, con conseguenti consegne in ritardo.

La chiusura e la perdita defintiva del carbonizzo in fiocco di lana di Mercatale di Vernio, in effetti, "può aver creato qualche disturbo per il distretto e per l’Italia, anche se quell’impianto ormai non sarebbe più recuperabile per via di nuove normative". Ne è convinto Riccardo Matteini Bresci, coordinatore della sezione Nobilitazione e lavorazioni tessili di Confindustria Toscana Nord oltre che titolare del Gruppo Colle. Minor perdita per il carbonizzo a fumo, destinato a carbonizzare gli stracci, che ha spento le macchine pochi mesi fa a Montemurlo, mentre "altra questione è il trattamento della lana. Adesso compriamo le materie già lavorate e quindi quei possibili valori aggiunti vanno a finire in Cina, in Egitto o in Lituania. Talvolta le consegne avvengono con ritardo: ciò rallenta la produzione e ci rende meno competitivi".

Sara Bessi