
Stazione affollata di pendolari
Prato, 16 marzo 2023 - “Un giorno di ordinaria follia per i pendolari toscani”. S’intitola proprio così il surreale racconto di Sara Astorino, legale, consulente di Aduc. Oggi la signora, come tutti i giorni, è andata alla stazione di Prato centrale per prendere il treno delle 12.42 diretto alla stazione di Firenze Santa Maria Novella.
“Poco prima di arrivare in stazione scopro però che era stato indetto uno sciopero dalle 10 alle 12 ma nessun annuncio era stato diffuso al riguardo - racconta -. La cosa mi stupisce non poco. Curiosando on line scopro che lo sciopero è stato indetto improvvisamente solo per la Regione Toscana. Ieri, infatti, sulla linea regionale che porta a Pontassieve è stato aggredito nuovamente un capotreno. Giunta sul binario, noto molte persone ma non mi preoccupo: in fondo, il treno che arriva alle 12.42 è un "vecchio regionale" su due livelli. Penso che si starà un po' stretti ma anche questa, per chi vive da pendolare, non è una novità”. Ma ecco che “invece del vecchio regionale arriva un bel treno Jazz. Bello, con attenzioni per i portatori di handicap, con prese di ultima generazione ma….. con molti meno posti a sedere”. Il treno in questione aveva solo quattro carrozze. Insomma, da un treno “grande e capiente” ad un…. trenino.
Manco a dirlo, la situazione a bordo è subito da sardine. “In pochi indossano la mascherina - racconta la pendolare -. È vero che non è più obbligatoria da tempo, ma per me che sono immunodepressa, per fortuna munita di Ffp2, rimanere stipata in un ambiente piccolo strapieno di persone non è piacevole”. Nel frattempo, le numerose persone rimaste lungo il binario cercano di salire. La rabbia cresce, è inevitabile.
Oltretutto, questo è il primo treno diretto a Santa Maria Novella che transita dalle 10.
“D’improvviso - prosegue il racconto, - si leva la voce del capotreno che propone delle soluzioni, a mio avviso, imbarazzanti. Invita le persone a scendere dal treno. Non perché ne fosse stato predisposto un altro, ma per prendere il treno successivo, perché le fermate erano identiche tranne una. Il treno suggerito, tuttavia, non ferma a Santa Maria Novella”. Ovviamente la richiesta cade nel vuoto. Santa Maria Novella è la fermata principale! “Come si fa a pensare che dal treno sarebbero scese numerose persone dopo due ore di sciopero, dopo che il treno in questione era il primo diretto a Firenze?”, si domanda Astorino.
L’altra soluzione? “Peggiore della precedente”, scuote la testa la legale.
“Il capotreno comunica più volte che se non fossero scese altre persone allora sarebbe intervenuta la Polfer. La situazione diventa sempre più tesa perchè il treno sta accumulando sempre più ritardo ed è chiaro che si sia giunti all’impasse - continua la lettera -. Di nuovo il capotreno comunica di essersi rivolto alla Polfer, che ovviamente sul treno non ha mai messo piede. La Polfer non poteva intervenire e non doveva nemmeno essere chiamata in causa. Se il treno oggi è partito, giungendo con un ritardo del tutto ingiustificabile di venti minuti, è stato solo grazie a quei pendolari che sono scesi per consentire la partenza”.
Astorino punta il dito: “Una situazione gestita malissimo; è emersa una grandissima incapacità organizzativa. Si è dimostrata, per l'ennesima volta, la gestione fallimentare del trasporto regionale. Di oggi i pendolari non ricorderanno le ragioni dello sciopero o i capotreni feriti in servizio ma solo un capotreno che scarica sui passeggeri la responsabilità della mancata partenza in orario del treno e che nomina invano l'intervento impossibile della Polfer. Personalmente posso solo ringraziare quel ragazzo, intravisto per una frazione di secondo, che mi ha fatta salire in treno rimanendo sul binario della stazione di Prato centrale”.