In appena 14 mesi avevano messo su un giro d’affari dal valore di un milione di euro all’anno, che avrebbero ricavato da una piantagione di marijuana allestita all’interno di un capannone industriale a Montemurlo. Ma i futuri guadagni dalla vendita della droga che, imbustata sotto vuoto in contenitori da 5 chili, veniva inviata in Nord Europa, sono stati stroncati a gennaio scorso grazie all’operazione "canapa express" del Nucleo investigativo dei carabinieri di Prato, coadiuvati dai colleghi della Tenenza di Montemurlo. Così il 28 gennaio scorso finirono in manette tre cinesi di 45, 48 e 56 anni, regolari in Italia, gestori materiali della preziosa serra. Ieri uno di loro, il 50enne difeso dall’avvocato Alessandro Fantappiè, è stato condannato a tre anni di reclusione con rito abbreviato al tribunale di Prato: il gup Francesca Scarlatti ha accolto la richiesta del pubblico ministero. L’unico a finire alla sbarra degli imputati è stato lui, per il quale il giudice, durante la convalida dell’arresto, decise sia i domiciliari che il braccialetto elettronico perché ravvisava il pericolo di fuga. Misura che invece il giudice non ritenne necessaria applicare agli altri due cinesi finiti ai domiciliari come il complice cinquantenne. Dei due orientali, poco dopo l’arresto e anche essi ai domiciliari, non se ne è saputo più niente: sono fuggiti senza lasciare traccia.
Nel blitz di gennaio scorso, i carabinieri scoprirono oltre mille piante di cannabis custodite in un capannone industriale: 546 piante in vaso e 780 talee pronte per essere piantate. I militari trovarono anche un impianto d’irrigazione e fertilizzazione e 88 lampade da 600w alimentate con allaccio abusivo alla rete elettrica.
I tre cinesi, già noti alle forze dell’ordine per reati specifici relativi alla droga, finirono in manette per produzione e detenzione ai fini di spaccio aggravate di stupefacenti e furto aggravato d’energia elettrica in concorso. Inoltre, i militari scoprirono che i tre soci stavano confezionando e stoccando 26 chili infiorescenze di marijuana e ne stavano essiccando 36 chili. Il valore stimato dello stupefacente trovato era di 210.000 euro mentre il danno per la sottrazione d’energia elettrica, della durata di circa un anno, era stato calcolato in circa 73.000 euro dai tecnici dell’Enel.
Sa.Be.