
Camion a rilento, produzione giù. E c’è lo spettro cassa integrazione
Produzione in calo, disagi a non finire, spedizionieri che non si fidano a mandare i camion sulla 325 e ora anche lo spettro della cassa integrazione. Se il tessile soffre enormemente, come ripetono da una settimana tutti i protagonisti della filiera, non va meglio al colosso Tricobiotos che in vallata, in via di Spicciano a Vaiano, ha uno stabilimento da 140 dipendenti (ne conta 3mila in tutta Italia). Il gruppo che commercializza prodotti per parrucchieri sta vivendo una situazione molto complicata, perché lavora esclusivamente tramite consegne con Tir e quindi le frane stanno creando problemi enormi. Martedì l’azienda si è fermata del tutto, poi il lavoro è ripreso ma la normalità è lontanissima, tanto che al momento, come conferma il direttore di stabilimento Leonardo Lastrucci, "alcuni dipendenti restano a casa sfruttando le ferie", una soluzione temporanea figlia dei problemi di circolazione. Se davvero entro due settimane anche il passaggio a Camino verrà riaperto si potrebbe tornare a lavorare quasi a regime, ma se invece, come si teme, servirà più tempo allora non si possono escludere nemmeno soluzioni più drastiche come la cassa integrazione. "Stiamo a vedere, ma al momento potrebbe essere un’opzione", conferma Lastrucci che di certo non è rimasto fermo in questi giorni. "Abbiamo ripreso un magazzino che avevamo lasciato per migliorare la logistica, così come ci siamo garantiti motrici, ma i costi sono superiori di oltre il cinquanta per cento rispetto al normale ed i tempi di trasporto molto più lunghi. In più non mi pare che la viabilità alternativa venga gestita al meglio. Servirebbero più cartelli e un presidio fisso. Una autocisterna ha sbagliato strada, ma non è facile orientarsi per certe strade se non lo conosci", aggiunge Lastrucci.
Lo stesso problema viene evidenziato da Riccardo Matteini Bresci, fin dall’inizio in prima linea per chiedere, a nome del Gruppo Colle e di Confindustria, interventi rapidi e risolutivi. "Abbiamo perso il venti per cento della produzione finora, purtroppo le stime che avevamo fatto, con il rischio di rimetterci 50 milioni al giorno come distretto, di giorno in giorno diventano più realistiche. Ancora tutti gli effetti concreti di questa situazione si devono vedere. Dobbiamo sbrigarci".
La corsa contro il tempo è la speranza di Giovanni Santi (Beste): "Si parla di due settimane per riaprire, speriamo sia davvero così. Nel frattempo proviamo a resistere. Per ora la produzione procede, ma ovviamente siamo un po’ in ritardo con le consegne".
Leonardo Biagiotti