"Un piccolo segnale dallo sport". Reagisce da campione, Stefano Turchi, alla sentenza del tribunale federale sportivo che ha condannato, con un’ammenda di 3mila euro,
1 punto di penalizzazione da scontare in questo campionato e la diffida, l’Uesse Sarnico in seguito all’episodio di violenza bruta di cui fu vittima lo stesso Turchi nel corso della gara giovanile tra il Brusaporto Calcio e la società bergamasca. L’ex calciatore, che è originario di Pistoia ed ha vestito anche
la maglia del Prato, da anni
vive a Grumello del Monte. Purtroppo si è ammalato
di Sla ed è costretto da tempo su una sedia a rotelle. Venne preso a calci e pugni dal padre di un giocatore tesserato dell’Uesse Sarnico. A chi ha parlato di giudizio sin troppo clemente, Turchi replica così.
"È un piccolo, ma significativo segnale, che fa sperare di poter vincere, senza se e senza ma,
la causa penale che ho intentato. Anch’io speravo in una condanna più severa, ma si sa che lo sport trova sempre degli appigli: in questo caso,
il fatto che il babbo dell’atleta non era tesserato della società e che quindi lo stesso sodalizio non potesse controllare al meglio tutti i suoi tifosi. Anche se lo stesso Sarnico si è dissociato dal folle gesto, ma ha fatto poco per condannarlo pubblicamente". In sostanza, restano danni e amarezza,
ma pure la sensazione che infine la giustizia dovrebbe trionfare. Almeno per una vicenda così eclatante, che
ha indignato tante persone.
"Urge una punizione: i danni accusati sono permanenti, picchiare una persona costretta sulla sedia a rotelle
è aberrante. Oltre a un risarcimento, penserei a un Daspo a vita nel seguire le partite del figlio".
Gianluca Barni