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Bollette pazze, scatta il piano di emergenza Tintorie aperte solo tre giorni alla settimana

Agrifogli (New Washing): "Scelta dolorosa, ma l’unica possibile per evitare di chiudere". E nel distretto è già iniziata la cassa integrazione

È l’ultimo disperato tentativo del distretto che tenta di resistere agli aumenti abnormi. Prezzi impazziti di gas e corrente elettrica tanto da mettere in crisi la base sana della filiera fatta di piccole e medie imprese che hanno dimostrato il loro coraggio rialzandosi a testa alta dopo due anni di pandemia, e ora messe all’angolo da una delle più gravi crisi economiche degli ultimi due secoli. È stata una scelta difficile scegliere di aprire a giorni alterni, una decisione dolorosa, ma l’unica possibile per tentare di resistere e salvare posti di lavoro. La tintoria industriale ’New Washing’ di via del Ferro è stata costretta a ridurre l’orario: d’ora in poi sarà aperta solo a giorni alterni. Il lunedì, mercoledì e venerdì per tentare di risparmiare corrente elettrica e gas concentrando il lavoro in meno turni.

Nei giorni di chiusura i 18 dipendenti che hanno terminato le ferie arretrate (l’orario ridotto è entrato in vigore da agosto) saranno in cassa integrazione. Con un salario quindi ridotto, ma l’unico possibile in un momento in cui i costi di produzione sono diventati talmente alti da mangiare non solo i guadagni attuali, ma anche quello che le imprese sono riuscite a mettere da parte con una gestione oculata. "È stata una scelta difficile, abbiamo fatto una riunione con i lavoratori per metterli a conoscenza della situazione", spiega Licia Agrifogli, titolare della tintoria industriale ’New Washing’. "Hanno capito il momento, ma non è facile per nessuno, anche le famiglie devono pagare le bollette a far fronte ad aumenti spropositati".

Per avere un’idea della spirale economica, la tintoria di via del Ferro deve misurarsi con bollette quadruplicate in meno di un anno: rispetto allo scorso luglio la bolletta è passata da 20.000 euro a 80.000 con le accise ridotte, l’Iva al 5% e con consumi dimezzati.

"Se avessimo lavorato a pieno regime e senza sgravi avremmo avuto oltre 100.000 euro di bolletta: come è possibile far fronte a costi così mostruosi? - aggiunge l’imprenditrice -. Finora i dipendenti avevano le ferie da smaltire e quindi non hanno sentito la differenza, ma d’ora in poi ci sarà la cassa integrazione e qualche problema in più potrebbe insorgere".

Non è una questione di ordini, la ’New Washing’, come la gran parte delle imprese del distretto post Covid, ha un portafoglio di commesse come non accadeva da tempo. Oggi però non basta più. Il problema del caro energia è talmente grave da mettere in ginocchio anche aziende sane. "Stiamo andando avanti grazie alle risorse che abbiamo accumulato in anni di gestione aziendale oculata", aggiunge Agrifogli.

"Abbiamo fatto la scelta di ridurre l’orario di lavoro per cercare di tamponare la situazione in attesa che di una soluzione. Purtroppo però non vediamo risposte concrete a breve termine, è un problema di speculazione che fino a quando non verrà fermata non ne usciremo. Gli aumenti sono iniziati a luglio e poi scoppiati a novembre, quando ancora non c’era la guerra tra Russia e Ucraina e perché allora le tariffe da un giorno all’altro sono iniziate a crescere senza che nessuno facesse niente?".

Il mondo imprenditoriale soffre una delle più gravi crisi degli ultimi cento anni, uno tsunami che sta scuotendo gli animi e gettando ombre e paura in un distretto che ha sempre dimostrato di avere grandi capacità di sapersi rialzare. "Ci siamo ripresi dopo due anni di pandemia e siamo tornati sul mercato più forti di prima - conlcude Agrifogli -. In questa situazione invece ci sentiamo impotenti, viviamo con l’ansia di aver fatto le scelte sbagliate". Dallo scorso luglio i prezzi sono stati un crescendo: "Aprendo tre giorni alla settimana concentriamo il lavoro, le spese sono legate all’accensione dei macchinari che ora facciamo girare sempre a pieno carico, anche i clienti hanno capito la situazione e sono stati comprensivi". Ma per quanto?.

Silvia Bini