
Una foto di scena di Antigone in Amazzonia, in scena al Met da giovedì a domenica
Ultimo spettacolo della stagione al Metastasio. La chiusura, da giovedì a domenica, è affidata a Antigone in Amazzonia, terza e ultima parte di una nuova trilogia dedicata agli antichi Miti (dopo Orestes in Mosul nell’ex capitale dello Stato Islamico e il film su Gesù, The New Gospel, nei campi profughi dell’Italia meridionale) dal regista e autore Milo Rau, tra i maggiori protagonisti della scena internazionale, pluripremiato intellettuale e artista che affronta, a teatro come al cinema, i nodi irrisolti del contemporaneo – dalla politica alla religione, dall’ambiente alle macrostrutture economiche che determinano il vivere civile.
Con Antigone in Amazzonia Milo Rau utilizza la tragedia sofoclea come strumento allegorico per costruire un affondo sulle violente devastazioni e gli sfollamenti causati dallo stato moderno, che pone la proprietà privata al di sopra del tradizionale diritto alla terra: è un’Antigone politica per il XXI secolo. Realizzato insieme agli attivisti del Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra, ad attori professionisti e non professionisti e con il coinvolgimento di popolazioni indigene, lo spettacolo mette in scena la realtà dello stato brasiliano del Pará, dove le foreste bruciano a causa dell’espansione delle monocolture di soia e la natura viene divorata dal capitalismo.
Emblema della lotta tra legge morale e legge degli uomini, "Antigone rappresenta il no più radicale – afferma Rau –. Non solo ai dettami politici, ma un radicale no, perché non ha paura di morire, all’intero sistema capitalistico: nello specifico, alle leggi di Creonte. Antigone è una donna libera. È personaggio esistenziale: la personificazione della resistenza". Il regista cita il filosofo francese Jacques Rancière, che ha distinto tra “la politique” e “le politique”: la politica quotidiana che cerca una sorta di compromesso all’interno di un sistema che porta alla catastrofe.
"Il Politico, che è il no radicale di Antigone, per esempio, è lo sforzo di aprire uno spazio di nuove decisioni per un futuro veramente diverso – scrive Rau –. Il Politico è lo spazio dell’arte e la politica è lo spazio della società. E penso che proprio se si unisce il Politico, quindi l’Arte, con i veri movimenti della società civile come il Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra brasiliano, movimenti che rappresentano una vera alternativa alla democrazia compromessa dell’era neoliberale, allora si può diventare, come artista, strumento della propria epoca".
La drammaturgia dello spettacolo è di Giacomo Bisordi, in collaborazione con Douglas Estevam e Martha Kiss Perrone. Sul palco Frederico Araujo, Pablo Casella, Sara De Bosschere, Arne De Tremerie e in collegamento video Kay Sara, Gracinha Donato, Célia Maracajà, il Coro di militanti del Movimento dos Trabalhadores Rurais sem Terra (MST) e, nel ruolo di Tiresia, Ailton Krenak. Le musiche sono di Elia Rediger e Pablo Casella, la scenografia di Anton Lukas e i costumi di Gabriela Cherubini, Jo De Visscher e Anton Lukas
Attorno allo spettacolo, sono previsti due incontri, entrambi programmati giovedì: il primo, alle 19 nel foyer del Fabbricone è un approfondimento del ciclo Sorsi di Teatro a cura di Luisa Bosi, il secondo sulla scena dopo lo spettacolo al Met fa parte del ciclo Punti Focali ed è tenuto da Lorenzo Donati e i ragazzi del corso Nebulosa a tu per tu con la compagnia. Il Metastasio ospita Antigone in Amazzonia in collaborazione con Gruppo Colle e Fondazione Cassa di Risparmio di Prato. Biglietti da 10 a 28 euro sul sito del teatro.