Incendio in ditta di divani cinese a Montemurlo, accertamenti su rischio amianto

Il sindaco Lorenzini: "Capannoni già sequestrati due volte" / L'INCENDIO / FOTOGALLERY

La copertura del capannone dopo l'incendio

La copertura del capannone dopo l'incendio

Montemurlo, 2 marzo 2015 - E’ STATO di nuovo sequestrato il complesso industriale di via Ombrone a Montemurlo andato a fuoco sabato sera. Poteva succedere una tragedia, visto che dentro c’erano operai cinesi e che quattro abitazioni vicine sono state evacuate, ma per fortuna il bilancio parla soltanto di tanta paura e danni strutturali. Certo è che si tratta dell’ennesimo campanello d’allarme sulle condizioni di lavoro all’interno delle aziende cinesi, tanto che anche ieri mattina il sindaco Lorenzini è tornato a chiedere con forza «l’estensione sul territorio di Montemurlo dei controlli portati avanti dai tecnici della Regione e dalla squadra interforze». Al momento, infatti, a Montemurlo «ne vengono effettuati soltanto due al mese grazie a polizia municipale, guardia di finanza e carabinieri, ma sono troppo pochi in un distretto in forte espansione. A Prato c’è grande pressione sulla aziende cinesi – aggiunge Lorenzini – non vorrei che questo spingesse gli imprenditori qui con il rischio di dover fronteggiare tragedie come quella di via Toscana. Questo episodio ci ha fatto capire che dobbiamo essere vigili anche da noi. Soltanto la tempestività dei pompieri ha evitato guai peggiori».

IL PRIMO a dare l’allarme è stato un volontario dell’associazione nazionale carabinieri: «Intorno alle 19,30 ci siamo accorti dell’incendio dietro casa - racconta - Siamo partiti subito, mentre il 115 era già stato avvisato. Quando siamo arrivati le fiamme erano già alte e la struttura già iniziava a cedere. La preoccupazione più grande era per le persone della palazzina accanto al magazzino. Abbiamo chiesto quante persone c’erano dentro. Nel frattempo io sono andato sulla strada principale a indicare la strada ai pompieri che non trovavano la via di accesso.

DALL’APPARTAMENTO sono uscite diverse persone tra cui una donna con un bambino piccolissimo e un signore anziano senza cappotto in ciabatte e camicia. Abbiamo messo tutti in sicurezza lontano dal capannone e chiamato i volontari della Misericordia per l’eventuale soccorso. Nel frattempo sono arrivati i carabinieri. Era presente anche una squadra di quattro persone della Vab, che ha chiuso la strada e vietato gli accesso ai civili».

IL LAVORO dei vigili del fuoco è andato avanti anche ieri ed è stata consegnata una relazione alla procura. Anche Asl e Arpat si stanno occupando del caso, soprattutto per i rischi legati alla copertura in amianto, un caso che peraltro va avanti da quasi due anni se è vero che il primo sequestro del complesso è del giugno 2013 e il secondo, relativo ad una parte, dell’ottobre dello stesso anno. Perché allora c’era ancora chi ci lavorava?

«PERCHÉ le aziende che c’erano prima nel frattempo se n’erano andate – prova a spiegare Lorenzini - E’ possibile che gli spazi siano stati risistemati dopo i primi controlli e per questo dissequestrati prima di essere affittati di nuovo ad altre aziende. E’ una prassi normale. In ogni caso avevamo ricevuto delle segnalazioni da parte dei cittadini ed eravamo pronti ad effettuare nuovi controlli nei prossimi giorni».