Albini, il pioniere del made in Italy. E la capitale della moda s’inchina

Dal 23 marzo al 22 settembre a Prato rivive lo stilista che è stato padre nobile del prêt-à-porter e del total look. Presentata alla Milano Fashion Week la mostra-evento che la Fondazione Museo del Tessuto gli dedica. .

Albini, il pioniere del made in Italy. E la capitale della moda s’inchina

Albini, il pioniere del made in Italy. E la capitale della moda s’inchina

Per lui che è stato il ‘padre spirituale’ della Milano Fashion Week, ieri mattina è stato quasi un ritorno a casa, nella capitale della moda dove impazza la settimana più glamour dell’anno. Giusto una tappa milanese ‘mordi e fuggi’, vetrina d’eccezione per la stampa specializzata, per poi prendere la volta di Prato, destinazione Museo del Tessuto, dove il genio di Walter Albini troverà casa dal 23 marzo al 22 settembre. È nei mille metri quadrati degli spazi dell’ex Campolmi che si riavvolgerà il nastro della storia creativa dello Stilista con la ‘s’ maiuscola, secondo l’appellativo coniato apposta per lui dalla giornalista Anna Piaggi, ripercorrendo le sue prime esperienze da illustratore e disegnatore di moda fino alle ultime collezioni degli anni Ottanta. Dimenticate però le mostre dal taglio documentario che finora gli erano state dedicate in altre sedi (nel 2023 ricorreva il quarantesimo della sua prematura scomparsa).

L’esposizione organizzata dalla Fondazione Museo del Tessuto, a cura di Daniela Degl’Innocenti ed Enrica Morini, metterà in scena oltre 300 oggetti, molti dei quali inediti, fra disegni, fotografie, bijou, tessuti e abiti per raccontare una bella pagina di storia della moda italiana ricostruendo i vent’anni di produzione di un pioniere assoluto del ‘made in Italy’, inventore del total look e dei capi unisex, il primo a dare impulso a una stretta collaborazione con l’industria tessile gettando le basi del prêt-à-porter, il primo a introdurre la musica alle sfilate e a sfilare lui stesso mettendosi in gioco in prima persona.

Non solo materiali grafici come disegni, bozzetti, schizzi, fotografie e riviste di moda che pure costituiscono una base preziosa per leggere la parabola artistica e umana di questo talento fin troppo dimenticato: grazie al lavoro di ricerca delle curatrici, durato ben due anni, saranno in mostra anche moltissimi abiti, accessori e tessuti spesso inediti e mai esposti, rintracciati fra i vari archivi pubblici e privati. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la cospicua donazione al Museo del Tessuto da parte di Paolo Rinaldi, storico collaboratore di Albini seduto ieri mattina in prima fila alla conferenza stampa organizzata a Casa Manzoni: un patrimonio che comprende oltre 1.700 oggetti tra bijou, bozzetti, disegni, fotografie, libri, abiti e tessuti appartenuti allo stilista.

"Questa mostra s’inserisce nel dna del Museo che ha come vocazione la valorizzazione della cultura tessile ma è molto collegato alle aziende del territorio alle quali arriveranno molti spunti di riflessione su come si è strutturata la filiera della moda – ha detto Fabia Romagnoli, presidente della Fondazione - Una grande mostra possibile grazie alla collaborazione di numerose istituzioni, prestatori pubblici e privati, la cui appassionata generosità ci ha permesso di ricostruire la storia professionale e creativa di uno dei più importanti protagonisti della moda italiana".

La mostra approfondisce in modo interdisciplinare anche la passione di Albini per il teatro, per il cinema e per il design. A piano terra lo spettatore s’immergerà negli anni della formazione dello stilista, dagli esordi come disegnatore per riviste di settore alle collezioni unitarie, passando per le collaborazioni con Baldini, Krizia, Billy Ballo, Cadette, solo per citare alcuni dei marchi. Il viaggio proseguirà al piano superiore con le creazioni a marchio WA a Londra, Venezia e Roma tra il 1973 e il 1974, accanto a capi della seconda linea Misterfox. Dulcis in fundo, l’ultima sala espositiva del primo piano farà scoprire gli anni da 1975 al 1983 con l’alta moda e le collezioni realizzate in collaborazione con Trell, Mario Ferrari, Lanerossi e Lane Grawitz.

Maria Lardara