Agguato nella notte. Picchiato e bruciato. La tragica fine di Cini. Caccia all’assassino

L’autopsia ha dissipato i dubbi sulla morte di un uomo perbene. Presentava un trauma alla testa e lesioni in più parti del corpo. Respirava ancora quando il suo corpo è stato dato alle fiamme.

Agguato nella notte. Picchiato e bruciato. La tragica fine di Cini. Caccia all’assassino

Agguato nella notte. Picchiato e bruciato. La tragica fine di Cini. Caccia all’assassino

L’autopsia ha sciolto ogni dubbio, e comunque all’ipotesi del suicidio non ci credeva ormai più nessuno. Nè gli inquirenti, nè le persone che volevano bene ad Alessio Cini, un uomo perbene. Era impossibile che si fosse tolto la vita e poi in quel modo orribile, dandosi fuoco.

Invece qualcuno lo ha ucciso, in modo violento, rabbioso. E poi ha cercato di distruggere il corpo e, con quello, qualsiasi altra possibile traccia che potesse ricondurre all’assassino, o agli assassini. I carabinieri stanno lavorando febbrilmente senza trascurare niente. Da quello che apprendiamo hanno molti elementi su cui lavorare.

L’autopsia non ha fatto che confermare quello che era già emerso dall’esame esterno di quel povero corpo straziato: ha ribadito la presenza di un importante trauma cranico, una ferita sulla sommità della testa della vittima che potrebbe essere stata inferta con un corpo contundente.

Ma non sarebbe la sola lesione perchè i resti dell’uomo avrebbero segni di altri colpi, come se (è una nostra ipotesi), dopo il colpo alla testa che lo avrebbe tramortito, fosse caduto a terra e qualcuno avesse infierito a calci su una persona ormai inerme, in fin di vita.

E gli ultimi respiri sarebbero stati esalati quando già le fiamme erano state appiccate alla tuta sintetica che Cini indossava e che, per questo, ha preso rapidamente fuoco.

L’autopsia ha richiesto molte ore e si è conclusa a tarda sera nella sala di anatomia patologica dell’ospedale San Jacopo.

La Procura, ieri mattina, aveva conferito l’incarico al medico legale Ilaria Marradi che ha svolto l’esame con il dottor Walter Calugi e che stilerà la perizia con cui risponderà a tutti i quesiti posti dalla Procura.

Tante domande affiorano su questa tragedia che affligge la Piana pistoiese e tutte le persone, e sono tante, che per Alessio Cini avevano affetto e stima.

Chi può essere stato così feroce verso un uomo mite, completamente dedicato alla famiglia e al lavoro?

Alessio aveva una preoccupazione recente che era legata alla perdita della casa, l’appartamento di Ponte dei Baldi, dove viveva con la figlia adolescente e che era finita all’asta dopo alcune vicende finanziarie che non era riuscito a fronteggiare. Aveva forse chiesto un prestito a qualcuno che non era riuscito a restituire? E’ una delle domande possibili.

Ma soprattutto, perchè nella notte fra domenica 7 e lunedì 8 gennaio è uscito di casa? Chi lo aspettava nel parcheggio, a poche decine di metri dalle scale d’ingresso? C’è stata una discussione? Un litigio? E’ stato un agguato? E l’assassino, o gli assassini, avevano con sè il liquido infiammabile con cui lo hanno cosparso? Tante, tante domande.

La Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo per omicidio volontario. Fino a ieri era contro ignoti. A dirigere le indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale il sostituto procuratore Leonardo De Gaudio.

Il magistrato, insieme al procuratore capo Tommaso Coletta, ha svolto, lunedì mattina, un lungo sopralluogo sul posto.

L’allarme, lo ricordiamo, alle sei circa della mattina di lunedì 8 gennaio, era stato dato dai vicini di casa. Avevano visto le fiamme dalla finestra. Si erano resi conto che era un corpo umano che stava bruciando. Sul posto erano arrivati subito i vigili del fuoco, il 118, la Misericordia di Agliana e i carabinieri. Per rendersi subito tutti conto che per quella persona non c’era più niente da fare.

Ma l’omicidio, secondo gli inquirenti, risalirebbe alle primissime ore del mattino.

Alessio Cini era nato a Prato il 5 ottobre del 1966. Lavorava da una vita alla Microtex di Prato. Era separato da qualche tempo e viveva con la figlia adolescente a cui dedicava tutto il tempo che poteva, e non soltanto a lei. Insieme al fratello Luca, che vive a Pistoia, si era preso cura della madre novantenne, morta l’estate scorsa e della sorella maggiore, disabile che vive tuttora nella casa materna, a Sant’Ippolito di Galciana, a Prato e dove i due fratelli si alternavano.

lucia agati