Maristella Carbonin
Cronaca

Aggredita dall’ex nel parcheggio: “Mostafà mi ha salvata, merita un riconoscimento”

Grazie all’intervento dell’egiziano è scampata alla furia del suo ex, poi arrestato. “Ho visto la morte in faccia. Viva grazie al suo coraggio e alla sua umanità”

Un flash mob contro la violenza sulle donne (foto Germogli di repertorio)

Un flash mob contro la violenza sulle donne (foto Germogli di repertorio)

Prato, 30 maggio 2025 – “Io devo la vita a Mostafà. Se sono ancora viva, oggi è grazie al suo coraggio, oltre che alla sua umanità”. Anna (nome di fantasia), 52 anni, è la docente di Pistoia che lavora in una scuola di Prato e che la mattina di martedì 20 maggio è stata aggredita in modo selvaggio in un parcheggio del Parco Prato dall’ex fidanzato, 35 anni, anche lui pistoiese. Ha guardato in faccia la morte, Anna. L’uomo ha tentato di ucciderla prendendola a bastonate e provando a spingerla nella sua auto dopo averle messo un sacchetto in testa. A salvarla sono stati tre passanti, tutti stranieri: hanno rischiato la loro vita per strapparla dalla furia dell’uomo. L’ex fidanzato è stato arrestato dalla squadra mobile pratese per atti persecutori e lesioni personali aggravate.

I ricordi di Anna tornano a quell’inferno visto da vicino. Al buio di quegli istanti infiniti. Sa che se è viva lo deve in particolare a Mostafà Dawoud, egiziano di 26 anni, uno dei ragazzi stranieri che l’ha strappata al suo aguzzino. Anna sottolinea la sua “umanità”. Il coraggio di non voltarsi dall’altra parte. In una lettera inviata alla sindaca Ilaria Bugetti chiede che Mostafà, “abbia un riconoscimento”. Magari il Gigliato d’argento, diciamo noi: perché Mostafà è il volto della Prato che non si gira dall’altra parte, che tende la mano, anche a costo della propria vita. L’uomo, l’aggressore, era armato: aveva un coltello.

“Io sono una docente e pedagogista e credo che mai come oggi si avverta l’urgenza di educare al rispetto della Donna sin da quando si è piccoli – le parole di Anna – La società urla dolore e sgomento ed io sono l’esempio di un mancato femminicidio”. Ed è così. Mostafà è l’angelo di Parco Prato: ha scritto lui un finale diverso a questa storia. “Ho lottato fra la vita e la morte – aggiunge l’insegnante – chiedo aiuto alle istituzioni, affinché si provi a cambiare il sistema. Affinché si lavori sulla giustizia e sulla formazione, sulla cura della persona, nel rispetto di me stessa e delle donne tutte”.

L’aggressore, lo ricordiamo, quando i tre stranieri sono intervenuti per difendere la donna, è fuggito in auto venendo successivamente intercettato dalla polizia all’ospedale di Pistoia dove era andato a farsi medicare dopo essersi procurato atti autolesionistici con un’arma da taglio. Per la procura, secondo la ricostruzione fatta dalla vittima e dai tre stranieri, è emersa “la particolare pericolosità e aggressività dell’uomo che nell’estremo tentativo di riallacciare il rapporto sentimentale con la donna, all’ennesimo rifiuto, sfogava la sua rabbia con inaudita violenza”.