Addio al vescovo che ha segnato un’epoca "Di fronte alla crisi è stato uomo d’azione"

Cattedrale gremita per i funerali del pastore che ha guidato la chiesa pratese per 20 anni. Nerbini: "Questa città lo ha cambiato"

Il grande abbraccio della città per il vescovo emerito Gastone Simoni. Ieri la cattedrale di Santo Stefano era gremita di tantissime persone che hanno voluto portare l’ultimo saluto al Pastore guida della chiesa pratese per venti anni, dal 1992 al 2012, morto domenica sera all’età di 85 anni nella casa di cura di Villa Torrigiani, a Fiesole, dove si era ritirato da tempo. E all’esterno tanti altri hanno assistito alla cerimonia funebre seguendo immagini e parole dal maxischermo allestito nella piazza Duomo. Assieme ai rappresentati delle istituzioni, dell’imprenditoria e del volontariato, una moltitudine di pratesi che con slancio hanno manifestato affetto e stima. Perché lo ha ricordato monsignor Nerbini nell’omelia, il vescovo Simoni "era capace di fermarsi in strada a salutare e ad ascoltare perdendo la cognizione del tempo". Lui "riempiva l’agenda fino all’inverosimile per non rifiutare un’udienza a nessuno". Era generoso: "Considerava che era preferibile essere raggirati piuttosto che respingere un povero vero", ha proseguito Nerbini". E quella generosità, quella capacità di stare con gli altri hanno anche impresso un nuovo volto alla Chiesa pratese. Lo ha sottolineato Nerbini nell’omelia: "Non tollerava tensioni, non si arrendeva, spingendo anche i sacerdoti alla cordialità e alla fraternità. Ha cambiato la Chiesa pratese, ma anche Prato lo ha cambiato. Ha imparato a sorridere di più, ad abbracciare gli altri. Non aveva aspirato all’episcopato, ma quando è stato chiamato, l’impegno pastorale lo ha avvinto e trasformato. Ha amato da subito la città e la sua gente". E ancora: "E’ riuscito ad esprimere una vitalità nascosta trovando in se stesso registri e risorse fino a quel momento non percepite, abitudini e slanci sconosciuti ai più". Nerbini ha ripercorso le tappe della vita ecclesiale del vescovo Simoni e la sua vasta cultura, alla ricerca del bene comune secondo la dottrina sociale che ha insegnato e divulgato. Ed è in questo senso che tanto si è speso per il lavoro, un lavoro dignitoso. Temi questi ripresi dal sindaco Matteo Biffoni che ha preso la parola al termine della celebrazione. "Simoni - ha detto - ha avuto grande capacità di stimolo per la città e quando la città ha vissuto due crisi molti difficili che hanno smontato le nostre certezze, è stato il primo a fare fronte comune per uscire dalle difficoltà. Non si è limitato - ha proseguito il sindaco - a sollecitare la politica e le istituzioni a prendersi cura del lavoro, dell’accoglienza delle persone che venivano qui a lavorare, ha fatto proposte, lanciato idee, creato relazioni". E’ stato pratese senza esserlo per nascita. "Naturale - ha ricordato ancora Biffoni- conferirgli la cittadinanza onoraria a lui che aveva stabilito un legame profondo con questa città, un punto di riferimento".

Parole quelle del vescovo Nerbini e del sindaco Biffoni accolte con commozione nelle panche del presbiterio che ospitavano le sorelle di Simoni, Gabriella e Maria. Nelle prime file, le autorità cittadine civili e militari. Presenti anche i sindaci che sono stati in carica durante l’episcopato di Simoni: Claudio Martini, Fabrizio Mattei, Marco Romagnoli, Roberto Cenni. Al termine della funzione, concelebrata da circa circa sacerdoti del clero diocesano di Prato, Fiesole e Pistoia, è stato letto il messaggio di cordoglio inviato per l’occasione dalla Santa Sede. La salma di Gastone Simoni, per sua volontà, è stata trasferita per essere tumulata nel paese natale del vescovo, a Castelfranco di Sopra.

Marilena Chiti