Scandalo Keu, scarcerato Francesco Lerose

L’imprenditore di Pontedera ha ottenuto i domiciliari, misura che è stata revocata invece ad Aldo Gliozzi. Attesa per l’udienza sui sequestri

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SANTA CROCE

di Carlo Baroni

Esce dal carcere Francesco Lerose, uno dei dei principali indagati dell’inchiesta Keu. L’ha disposto il gip del tribunale di Firenze accogliendo l’istanza del suo legale, avvocato Pinucci: a Lerose, dopo quasi un mese di detenzione, è stata concessa la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari ritenuta sufficiente a contenere le esigenze cautelari. In sede di interrogatorio di garanzia, dopo l’arresto, Lerose rivolse al giudice dichiarazioni spontanea per difendersi dalle accuse. Il titolare dell’azienda di Pontedera era l’unico finito in carcere per l’operazione Keu della procura antimafia di Firenze. Uno scandalo che ha portato il distretto conciario di Santa Croce nell’occhio di un ciclone in pieno svolgimento. La ditta Lerose era quella a cui veniva inviato il Keu dal 2012 per essere riciclato. Keu in uscita dall’impianto Aquarno, che veniva riciclato per riempimenti e sottofondi stradali nonostante, secondo le indagini, non ne fosse consentita tale modalità di recupero perché avrebbe potuto rilasciare nel suolo e nelle acque solfati, cloruro e cromo.

Invece sarebbe finito a tonnellate in mezza provincia e anche altrove. Ci sono intercettazioni che hanno consentito alla procura di ricostruire il sistema, e il fatto che era Francesco Lerose – per l’accusa – a pagare per conferire il materiale così indirettamente suggerendo che si trattava essenzialmente di un rifiuto e di un prodotto "problematico". Le intercettazioni avrebbero fatto emergere che Lerose in qualche caso è riuscito a incassare qualcosa con quel materiale, venduto come prodotto per riempimento sebbene privo delle necessarie attestazioni. Ma spesso, ritenuto consapevole che un controllo gli avrebbe portato guai, lo avrebbe regalato pur di liberarsene, in preda all’ansia di un nuovo controllo. E in Aquarno, per gli inquirenti, "vertici e responsabili dei vari settori operativi di riferimento sapevano con chiarezza che il Keu era talora destinato ad una lavorazione non conforme ai parametri previsti dalle norme e dalle prescrizioni".

Passaggi, questi, di un’indagine per traffico di rifiuti e corruzione con 19 indagati a vario titolo: anche i vertici dell’Associazione Conciatori di Santa Croce, del depuratore Aquarno, ma anche la sindaca Giulia Deidda, il consigliere Pd Pieroni, il capo di gabinetto della regione Ledo Gori. Il Riesame, si apprende, ha accolto il ricorso di Aldo Gliozzi, direttore dell’Associazione Conciatori per il quale gli arresti domiciliari sono stati sostituiti da una misura interdittiva meno afflittiva. Non ha fatto istanza, per ora, di revoca dei domiciliari l’ex direttore di Assoconcia Piero Maccanti. Nei prossimi giorni dovrebbe esserci l’udienza per i ricorsi contro i sequestri.