
Una scena tratta da un film di Hollywood
San Miniato, 11 aprile 2016 - E' una storia di quasi quarant’anni fa che a lungo ha alimentato i racconti a veglia, nelle case e nei bar. E’ la storia del più importante e clamoroso furto mai avvenuto in provincia di Pisa e che il giovane architetto (ma anche bravissimi ricercatore di storia) Francesco Fiuumalbi, ha riscostruito e raccontato nel suo blog sul siuto Smartarc.
E’ la storia del “colpo” alla Cassa di Risparmio di San Miniato – come dice Fiumalbi – «degno del celebre Arsenio Lupin». Gli autori rimasero ignoti, ma si conquistarono la ribalta nella cronaca nazionale di quei giorni, per le modalità aseccezionali con cui agirono. Dal film, appunto. « Correva l’anno 1977 e gli istituti bancari conservavano il proprio denaro in appositi caveau. I ladri riuscirono a mettere le mani su una cifra incredibilmente alta, 1 miliardo e 300 milioni di lire». Fin da subito fu chiara l’eccezionalità dell’evento criminoso.
«Il furto venne messo a segno nel fine settimana, nella notte fra il sabato 26 e la domenica 27 marzo 1977 – racconta Fiumalbi, approfondendo l’episodio – Il caveau dove erano conservate le banconote si trovava nei locali della sede centrale della banca, in pieno centro abitato. Ma nessuno si accorse di nulla. I malviventi entrarono dal retro, oltrepassando l’alto muro di sostegno che si affaccia sul vicolo carbonaio nellavalle di Gargozzi. Segarono due sbarre per accedere alla “Sala del Tesoro”. Qui riuscirono a penetrare attraverso un foro nella schermatura blindata, utilizzando lance termiche".
Ebbero la meglio anche su un’ulteriore cancellata e sul sistema antincendio. L’impianto era concepito per rilasciare un gas che, mischiandosi con l’ossigeno, avrebbe impedito qualsiasi tipo di combustione, ma anche la respirazione degli esseri umani. Per questo i ladri sembra che si fossero dotati di apposite bombole di ossigeno. Il colpo fece molto clamore.
Furono avanzate molte ipotesi, anche molto fantasiose, tutte più o meno incentrate alla ricerca di un basista interno, un dipendente infedele che avrebbe facilitato il lavoro ai malviventi. La indagini finirono nel nulla, con i colpevoli che rimasero a piede libero.
La banca era assicurata e, pur con amarezza, riprese il lavoro senza difficoltà. La banda dunque mise a segno il colpo perfetto, è passata alla storia. E si è goduta i soldi. Una cifra da Superenalotto del terzo millenio: un bella casa, allora, costava sui venti milioni del vecchio conio.