REDAZIONE PONTEDERA

Quel fiocco azzurro per Alessandro Mazzinghi

Tra quelle abitazioni nacque il celebre pugile. La festa dei vicini per il nuovo arrivo

Il più illustre di "quelli di Bella di Mai" fu Alessandro Mazzinghi. Scrive Riccardo Minuti: "Fu precisamente il 3 ottobre del 1938 quando un fiocco azzurro comparve al portone d’ingresso della famiglia Mazzinghi, e la comunità solidale di Bella di Mai fece festa nell’accogliere il neonato Alessandro quale uno di loro, del tutto ignara che era venuto alla luce colui che sarebbe diventato il futuro campione del mondo di boxe, regalando lustro e notorietà alla novella città di Pontedera. Alessandro Mazzinghi figliolo di Guglielmo il Cacciatore, e di Ernesta Milianti, iniziò quindi da Bella di Mai la sua parabola umana che lo avrebbe portato a raggiungere vette di gloria che nessuno poteva immaginare". Prosegue tra i ricordi Luciano Boschi: "Fra gli inquilini del grande fabbricato c’erano alcuni tipi che si staccavano un pò dagli altri: c’era per esempio, "Nellino" che quando aveva bevuto rincorreva la Bianca, sua moglie, con il trincetto in mano, ma non la acchiappava mai, era più che altro una sceneggiata; poi c’era "Pietro", maniscalco molto esperto nel suo lavoro ma, ahimè! Anche a lui piaceva bere, e cominciava subito di mattina con l’acquavite da "Gildo", in modo che, allorquando qualcuno voleva un buon lavoro, come per esempio "Balocchino" che aveva cavalli da corsa da ferrare, lo veniva a svegliare alle sei del mattino, e gli faceva fare il lavoro, sicuro che a quell’ora sarebbe stato sobrio. C’era poi "Dante", famoso per alzarsi alle quattro ed andare a chiocciole, ranocchi etc.; c’era "Sallo" che pescava in Arno e veniva al pozzo a rinfrescare il pesce che poi rivendeva. E c’era soprattutto "Lello il Moro" che aveva un fondo sotto l’arco dove cuoceva i datteri, le arselle, metteva a mollo in acqua salata i lupini, salava i semi di zucca e cuoceva le fave.Tutto questa roba veniva da lui portata con un carretto apposito in Piazza Cavour, dove arrivava e ripartiva il tram". Poi la guerra portò via tutto questo mondo e molto altro.

Michele Quirici