"Pontedera è una delle migliori terre di Toscana"

Così scrisse Targioni Tozzetti alla metà del XVIII secolo. Tra i “tesori” cittadini la lapide del 1345 accolta ancora oggi da Palazzo Pretorio

di Michele Quirici

Una delle letture più belle ed interessanti che si possono fare per apprendere la storia di Pontedera è sicuramente quella delle “Relazioni d’alcuni viaggi fatti in diverse Parti della Toscana” del “Dottor Giovanni Targioni Tozzetti” editate a Firenze alla metà del XVIII secolo. Questa fonte costituisce una miniera di informazioni che ancora oggi suscitano meraviglia e curiosità. Scrive Tozzetti: “Il Pontadera è una delle migliori Terre di Toscana, molto Mercantile, che prese il nome dal contiguo Ponte fabbricato sull’Era, fiume grosso e pericoloso. Molti altri luoghi della Toscana li denominano da qualche Ponte, perché i Ponti sono troppo necessari, nelle strade, e non si possono fabbricare con piccola spesa, nè dovunque si voglia, e per lo più uno serve a molte Comunità, ed a più strade che in esso fanno capo. Quindi è, che vicino ai Ponti, per comodo de’ Viandanti, vi suol’essere d’ordinario l’Osteria, la Bottega del Manescalco ec. e altre abitazioni, le quali se crescono di numero, ecco formato un Villaggio, che poi successivamente diviene Castello ec. Il Pontadera dev’essere principiato in tal guisa, e siccome il suo posto è vantaggiosissimo per la Popolazione, e per il Commercio; perché è sulla strada Pisana, accanto all’unico necessarissimo Ponte dell’Era, a portata della strada delle Colline, di Volterra, e della Valdinievole; appoco appoco dai circonvicini luoghi vi sono concorsi abitatori, ed è giunto presentemente all’ampiezza, e bellezza piuttosto di Città, che di Terra. Se ella apparisce presentemente situata bassa, in modo tale, che i piani terreni delle Case non sono abitabili, ed i pozzi non hanno acque buone, questo è, perché la pianura d’intorno è rialzata, dappoichè furonvi fabbricate le prime Case; ed a cagione del rialzamento posteriore del letto dell’Arno, la di lei pianura non ha lo scolo libero nell’Era, e nell’Arno”. Poi il celebre scrittore comincia a tratteggiare la travagliata storia di questa terra sempre contesa e costantemente al centro di dispute delle “potenze” vicine e, dopo aver narrato la lunga storia delle continue guerre tra Lucchesi, Pisani e Fiorentini per il predominio di Pontedera, che passò di mano più volte, descrive una lapide che ancora oggi possiamo ammirare sotto le logge di Palazzo Pretorio: “In una parete della Cancelleria, vedesi murato un gran lastrone di marmo bianco con linee livide de’ Monti Pisani, quale pare sia stato di prima murato nel Ponte più antico del presente”.

La lapide così recita: “Fece fare quest’opera ser Andrea di ser Francesco da Calcinaia pontonario dei ponti vecchio e nuovo della Spina della città di Pisa per gli stessi ponti, al tempo del governo del nobile e potente signore signor Ranieri Novello conte di Donoratico, signore della sesta parte del regno di Cagliari nonchè signore generale delle città di Pisa e Lucca per il comune pisano, nell’anno del Signore 1345, indizione XIII, nei mesi di dicembre e gennaio”.

L’amico Paolo Morelli ha ricondotto questa memoria alla costruzione del primo nucleo di Palazzo Pretorio ma chi la osserva difficilmente comprende l’importanza di questa testimonianza del nostro passato e sarebbe bello valorizzarla maggiormente.