Un pallone a tinte sempre più rosa. E’ questo il messaggio lanciato in concomitanza con la Festa della donna e con l’iniziativa "Pontedera e le sue donne" dall’amministrazione cittadina insieme all’Us Città di Pontedera e alla sua divisione calcio femminile. Il grimaldello per iniziare a far saltare i pregiudizi in uno sport a tinte fortemente maschili il club pontederese ce l’ ha in casa: è Sandy Iannella, ex calciatrice (è arrivata anche in Serie A e in nazionale) che da quest’anno allena la Primavera 4 granata, unica donna in Italia tra i professionisti alla guida di una squadra di uomini.
"Fa piacere avervi qui – si è rivolto il sindaco Matteo Franconi nella conferenza di ieri anche alle piccole calciatrici presenti – a raccontare ciò che di bello state facendo. Sandy Iannella sta dando un messaggio importante e noi cercheremo di supportarla affinché questo suo ruolo sia da esempio". E l’allenatrice, al quarto anno a Pontedera dopo i tre da calciatrice ha fatto capire di avere le idee chiare sulla...parità di genere calcistica: "Essere donna vuol dire dover combattere per realizzare i propri sogni, e per me allenare in una società professionistica è un sogno che si è avverato. Spero che sia l’inizio di una rivoluzione in uno sport che in Italia è considerato prettamente maschile e spero che come me ce ne siano tante altre, magari non solo nel mio ruolo ma anche in altri, tipo medici e fisioterapisti. Tutto deve andare al di là del genere e delle persone". Con il direttore organizzativo Andrea Bargagna a rappresentare l’Us Città di Pontedera – "Con Sandy vogliamo abbattere un barriera: siamo molto indietro al resto d’Europa" ha detto - simpaticissime sono state le motivazioni che hanno spinto le cinque giovanissime calciatrici Under 12 e Under 15 granata ad abbracciare il calcio.
"Sono tifosa – ha iniziato Aurora, nata nel 2009 – ho visto giocare i miei amici e mi è entrata questa passione". "Sono stra felice di essere in questa società – ha fatto eco Alessia, del 2010 – e di giocare a calcio". Col Pontedera – ha proseguito la coetanea Matilde – ho capito il significato del calcio e cosa vuol dire entrare in un spogliatoio". "Gioco da tre anni – ha raccontato Amelia, nata nel 2012 - ma i primi due ho giocato con i maschi che però non mi passavano la palla perché pensavano che fossi scarsa. A Pontedera sto volentieri". "Con i maschi non mi sono trovata bene – ha concluso Erika, anche lei del 2012 – così sono andata con le femmine perché volevo in tutti i modi giocare a calcio". Con la collaboratrice Susanna Guidi, il direttore Salvatore Costa (e la moglie Catia Giani) ormai da tre anni sta organizzando il settore femminile. "Siamo arrivati a 30 ragazze, regalateci una casa più grande" ha detto rivolgendosi al sindaco.