
Un coltivatore di pomodori a chilometri zero
Pontedera, 21 marzo 2016 - Il doppio concentrato cinese, insieme all’aumento esponenziale delle importazioni del pomodoro marocchino e tunisino, stanno mettendo in ginocchio un settore importante del comparto agricolo: il pomodoro da industria. A lanciare l’allarme è Confagricoltura Pisa, diretta da Massimo Terreni, davanti a numeri che lasciano poco spazio alle speranze: dai 100 ettari dedicati al pomodoro da industria del 2011 siamo ai 50 ettari del 2016. Questo ha comportato che l’occupazione in questo segmento produttivo sia passata – a sua volta –, da 100 a 20 unità. Del resto gli ultimi dati Istat 2015 sulle importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina sono cresciute del 423% (rispetto al 2014) in valore, raggiungendo quota 59 milioni di euro e 382% in volume raggiungendo 64mila tonnellate.
In Toscana la produzione di pomodoro ha tre aree ad alta vocazione: il grossetano prima di tutto, po a seguire Livorno e la provincia di Pisa. Confagricoltura sostiene che la Regione debba farsi carico di questa situazione per garantire il massimo sostegno alla produzione interna, investendo sulla promozione del nostro prodotto che può vantare una qualità certamente superiore e garantita, nel rispetto dei disciplinari di produzione. «Le nostre aziende – dice Terrreni – sono penalizzate dal confronto con un mondo produttivo che entra sul mercato con prezzi enormemente più bassi. Il motivo è semplice: le aziende cinesi non rispettano parametri e protocolli sulla coltivazione, sul rapporto di lavoro, sui diritti dei dipendenti che invece vantano le nostre aziende. Noi non diciamo che bisogna chiudere le frontiere, diciamo che vogliamo il confronto con realtà che possono presentare le medesime caratteristiche di produzione». Secondo Confagricoltura questa è una concorrenza che oltre a danneggiare il mercato, rischia di mettere a repentaglio tutto il Made in Italy.