"Picchia assistita in casa". Badante condannata

La donna (3 anni e 4mesi) dovrà risarcire la famiglia per 7mila euro . A scoprire i maltrattamenti il fratello della vittima che ha chiamato la polizia.

"Picchia assistita in casa". Badante condannata

"Picchia assistita in casa". Badante condannata

I primi sospetti, poi sempre più il fratello aveva notato "comportamenti anomali" della donna che si occupava della sorella. Così si è rivolto alla polizia. Gli agenti per verificare quanto dichiarato dall’uomo, hanno installato le telecamere nella casa dove la signora veniva accudita. E dai video sarebbe emerso quello che l’uomo aveva raccontato, ribadito durante il processo che si è chiuso a Pisa nei giorni scorsi con una condanna.

Una donna di origine romena, che aveva ottenuto il lavoro come badante in un’abitazione nel Volterrano, è stata condannata per maltrattamenti contro familiari o conviventi (articolo del codice penale 572) dal giudice del Tribunale di Pisa Domenico Rocco Vatrano. La pena è "aumentata fino alla metà se il fatto è commesso in presenza o in danno di persona minore, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità come definita ai sensi dell’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero se il fatto è commesso con armi".

La signora accudiva una donna disabile. Un tipo di disabilità che non le permetteva di reagire a quanto subito. Secondo le accuse, l’imputata avrebbe percosso l’assistita. Violenze che avrebbero lasciatro segni sul corpo della vittima, come accertato durante la fase delle indagini.

Indagini che si sono avvalse, come detto, anche delle riprese grazie a micro-camere nascoste. Una tecnica utilizzata spesso dagli investigatori in caso di sospetti sulle condotte di educatori e personale socio-assistenziale. Le immagini sono state poi acquisite.

Tutto è partito dal fratello, che era stato nominato amministratore di sostegno della sorella, il quale, avendo forti dubbi sul comportamento della badante, ha sporto denuncia. Così la polizia ha approfondito la storia che è poi arrivata in tribunale. E il caso è diventato un processo. Il fratello si è costitutito nel procedimento come parte civile, assistito dall’avvocato Andrea Pieri del foro di Pisa.

In questi giorni il giudice si è pronunciato e ha condannato la badante a tre anni e quattro mesi. Decisa anche la cifra da liquidare come somma di risarcimento: la donna dovrà versare 7mila euro alla persona offesa.

Antonia Casini