Morto nel Tevere, il giallo "Pronta a incatenarmi davanti al tribunale"

Lo sfogo di Lidia Speri, madre di Federico Carnicci, dopo l’archiviazione "Sono sbigottita dal provvedimento del giudice, non dà alcuna risposta".

Morto nel Tevere, il giallo  "Pronta a incatenarmi  davanti al tribunale"

Morto nel Tevere, il giallo "Pronta a incatenarmi davanti al tribunale"

di Carlo Baroni

Stavolta pensava fosse quella buona. Sperava che il giudice disponesse una nuona indagine per fare piena luce sulla morte del figlio. Invece è arrivata un’altra archiviazione. Secondo il tribunale la morte fu causata da una fatalità e non sono emersi elementi tali da far ritenere che Federico Carnicci, 27 anni, operaio di Santa Croce "sia stato spinto in acqua da terzi, in un punto dove non si toccava, così come non sembra verosimile che sia giunto in acqua in quanto trascinato per molti metri da parte di altri, contro la sua volontà". Tutto questo anche se al tribunale di Roma non sfugge che qualcuno, al momento della denuncia di scomparsa, "abbia errato o mentito nell’esporre i fatti alle forze dell’ordine". Carnicci scomparve a Roma tra il 6 ed il 7 luglio 2015 mentre stava facendo un’esperienza di vita di strada con un gruppo di amici. Il Tevere restituì il suo corpo dieci giorni dopo.

Come c’era finito?

"Se mio figlio fosse affogato – dice la madre, Lidia Speri – avrebbe avuto i polmoni pieni di acqua. Ma non fu così".

Il giudice però ha archiviato nonostante il corposo lavoro che ha accompagnato la vostra opposizione all’archiviazione. Ora che farete?

"Una follia. Ho letto il provvedimento con attenzione e sono sbigottita. Io non sono una donna che ha studiato, ho lavorato e cresciuto la famiglia. Ma capisco bene: le cose che non tornano sono tante e nessuna trova una spiegazione. Non mi arrendo. Mai lo farò".

Come vi muoverete?

"Porteremo il caso davanti alla Corte europea per i diritti del’uomo, ne abbiamo già parlato con il nostro legale. Ma poi, guardi, fin qui, mi sono trattenuta perché avevo una bimba piccola. Ora ha 17 anni: sono pronta ad incatenarmi davanti al tribunale. Sono una mamma che lotta per la verità. Anche perché Federico ha lasciato un figlio che si sta facendo grande e chiede del babbo".

Resta convinta che qualcuno abbia fatto del male a suo figlio?

"Sì. Non accuso nessuno. Ma qualcosa accadde quella notte. Non ci scordiamo che Federico veniva dato per morto quando era solo scomparso. Che la scheda del suo cellulare poi si è saputo essere nel telefono di un altro. Infine quante versioni diverse sono state date su quella sera. La verità resta lontana".