
Mobilitazione alle terme di Casciana: "Baratro della messa in liquidazione"
Sciopero. Dopo lo stato di agitazione proclamato a settembre da Filcams Cgil e Uil-TuCS per il personale dei Bagni di Casciana, le organizzazioni sindacali avevano richiesto una nuovaconvocazione del tavolo regionale di coordinamento e confronto permanente sulle terme. "Sono passati più di due mesi senza che la Regione attivasse il confronto con i sindacati – spiega una nota –. Dapprima la notizia, a ottobre, del decreto del presidente Giani con cui si spostavano le competenze tecniche sulle società partecipate termali alla direzione generale della giunta regionale, poi il comunicato del Comune in cui l’amministrazione descriveva i nuovi percorsi pensati dalle istituzioni per arrivare alla riassegnazione del patrimonio societario di Terme di Casciana spa". L’11 dicembre le sigle sindacali e le rappresentanze dei lavoratori hanno potuto incontrare Regione e Comune per avere un aggiornamentosu quanto accaduto negli ultimi settanta giorni e sulle prospettive, "ma i modi, i tempi e i contenuti del confronto hanno presto fatto capire come le preoccupazioni già espresse con lo stato di agitazione fossero non solo confermate, ma addirittura rafforzate". L’assessoe Ciuoffo ha comunicato "che per ottenere il via libera alla chiusura della liquidazione di Terme di Casciana spa, operazione necessaria per il passaggio al Comune del 100% delle quote della controllata Bagni di Casciana spa, i due mutui attualmente in carico dovranno essere saldati tutti a breve attraverso la vendita del Palazzo Storico delle Terme e di Villa Borri". Mentre per il primo il Comune ha già confermato il suo interesse all’acquisto, per la seconda "non sono noti interessamenti da parte di privati". Ecco la maggiore preoccupazione, "unita al fatto che nessuna delle richieste economiche avanzate dall’attuale amministratore unico di Bagni verranno accolte: sconto sugli affitti arretrati, abbassamento dell’affitto attuale, aumento del valore della convenzione sanitaria". I sindcati parlano di "baratro della messa in liquidazione". Da qui l’ adesione allo sciopero del 22 dicembre, proclamato per il mancato rinnovo del contratto nazionale di settore.