
di Michele Quirici
Tra le notizie rintracciate dall’amico Roberto Cerri per la sua mitica e notevole opera “Pontedera tra cronaca e storia (1859-1922)” editato dalla Bandecchi e Vivaldi nel lontano 1982, è presente una storia di cui pochi sanno o si ricordano. Tutto successe il 7 maggio 1898, un anno costellato da tensioni, manifestazioni e scontri dovuti principalmente al rincaro del prezzo del pane e alla mancanza di lavoro. La città fu protagonista di una vera e propria battaglia che purtroppò causò 3 morti, alcuni feriti e numerosi arresti. La Nazione titolò, commentando i fatti di quel giorno: “La sommossa di Pontedera”.
L’inviato, ben informato sugli eventi scrisse: “Comincio dal dire che fino dal 3 corrente si seppe che anche qua stavasi preparando una dimostrazione a favore del ribasso del prezzo del pane. La dimostrazione però sarebbe stata simpatica, perché le sole donne, decise a contenersi nell’ambito della più soddisfacente grazia muliebre toscana, si sarebbero radunate in Piazza Cavour, davanti al Municipio, per invocare dalle autorità municipali la desiderata diminuzione del costo del pane. La dimostrazione femminile avvenne e l’avv. Grimaldi vice-ispettore di P. S. che alla intelligenza accoppia sempre estrema cortesia di modi, persuase le dimostranti a nominare una Commissione, alla quale fu permesso di recarsi a parlare col Sindaco cav. Emilio Morini. Questi rassicurò le dimostranti che avrebbe cercato ogni mezzo perché il pane costasse meno, e infatti subito, mercè i buoni uffici del Sindaco, i fornai portarono il prezzo del pane da 42 a 39 cent. a 39 e 36. In seguito però, siccome il malcontento nella popolazione non accennava a scomparire, si ottenne che il pane di 3 a qualità, fatto di puro grano, sarebbe stato venduto da oggi a 30 cent. il chilog. Malgrado apparisse che ogni agitazione era terminata, per misura di precauzione l’ispettore Grimaldi richiese da Pisa un rinforzo di truppa. Giovedì sera (3 maggio n.d.r.) giunse la prima compagnia del 23° reggimento fanteria. E ieri sera, quando meno si poterva supporre, verso le 19 ½ avvenne un incidente che provocò i fatti per i quali la popolazione oggi prova sì vivo dolore. Un bambino dall’apparente età di 8 anni, che l’autorità dice non ancora identificato, si recò davanti al Palazzo Municipale tenendo in mano una lunga canna in cima della quale aveva appiccicato mezzo giornale. E sventolando la improvvisata bandiera, il piccolo dimostrante gridava Pane e lavoro. Un ubricaco ne approfittò e si diede ad urlare Viva la rivoluzione. Ne fu subito informato il vice-ispettore ed egli accorse con la massima sollecitudine, ma già gli schiamazzi e le grida sovversive del ragazzo e dell’ubriaco avevano richiamato una quantità di persone e davanti al Municipio già si muoveva, agitandosi, una folla di circa 400 persone. Questo assembramento però era completamente diverso da quello di alcuni giorni prima poiché i dimostranti erano, ieri sera, tutti uomini”.
A quel punto arrivò “la truppa” che fu “salutata da fischi e imprecazioni” mentre il sindaco, dal balcone del comune, provò a calmare i manifestanti. “In questo mentre però da una strada laterale partì un colpo d’arma da fuoco”, secondo il giornalista, “il segnale della rivolta” e “contro la forza tutta, compresi i soldati, furono lanciati molti e grossi sassi”. Dopo “15” squili di tromba i militari sparono in aria “poi non cessando la violenza da parte di un gruppo di facinorosi, i fucili furono diretti verso i tumultanti”. Rimasero uccisi due uomini “che l’autorità pone tra i caporioni della dimostrazione” e un ragazzo. Molti i feriti e una città attonita.