
Silvia Pulvirenti referente toscana comitato ludoteche e titolare della ludoteca doposcuol
Pontedera, 7 maggio 2020 - Incentivi, sostegni e progetti sperimentali, sulla carta. Nella pratica ci sono le spese, i mutui e le bollette. Ludoteche, doposcuola e tutti i servizi educativi privati, in generale, lanciano il loro grido d’aiuto. Un settore che ha fatto squadra grazie al web, per cercare risposte nelle amministrazioni locali e nelle politiche nazionali. «Siamo stati abbandonati completamente al nostro destino – scrivono – per questo è nato un grande movimento di richieste di aiuti in tutta Italia, ci siamo uniti ed è nato il gruppo di servizi uniti contro il covid «Ludoteche e parchi gioco Italia». Ogni Regione ha aderito creando dei sottogruppi, con dei loro rappresentati. Abbiamo bisogno di aiuti concreti e imminenti. Non possiamo più permetterci di sentirci rispondere «Ci stiamo lavorando».
Un’intera sfera messa a dura prova dal lockdown. «Abbiamo bisogno – spiega Silvia Pulvirenti referente toscana e titolare della ludoteca doposcuola Staff del Divertimento di Fornacette – di risposte realistiche e di aiuti concreti. Il resto, purtroppo, sono solo belle parole di circostanza, che non pagano gli affitti, che non sorreggono le nostre imprese. Sacrifici di anni e anni stanno andando distrutti. Stiamo lottando da mesi contro il tempo. Ogni giorno che passa per noi sono soldi che escono e che non entrano. La Regione Toscana sta promuovendo varie iniziative per rispondere alle necessità delle famiglie per la fase 2 dell’emergenza e speriamo di farne parte. Alcuni Comuni parlano di aiuti per gli affitti, altri di aiuti per il settore educativo, purtroppo però al momento tutto ciò che è stato stanziato dalla Regione ci ha escluso in quanto privati non accreditati». Un settore complesso che vede da una parte il pubblico, dall’altra il privato che si distingue tra chi ha delle convenzioni con gli enti comunali e chi no. Una realtà che nel complesso costituisce il settore educativo, ludico e dei servizi per l’infanzia e per l’adolescenza.
Pubblico e privato, nei fatti, sono sempre più complementari, soprattutto se si parla di servizi all’infanzia. Adesso, con la chiusura improvvisa da inizio marzo, la situazione per queste micro imprese è diventata insostenibile. Per questo il gruppo, che vanta una quarantina di attività in Toscana e una decina in Valdera, ha scritto una lettera alla Regione e ai Comuni per chiedere sostegno. Nello specifico: aiuti concreti per sostenere il pagamento degli affitti, sospensione, con successiva rateizzazione, delle incombenze fiscali e delle utenze (energia elettrica, gas, acqua, telefono), possibilità di usufruire, senza limitazioni, della cassa integrazione per i dipendenti, sospensione fino a data da definirsi dei mutui e finanziamenti contratti dalle aziende del settore, riduzione dell’importo della Tari e delle varie imposte comunali, possibilità di accesso a fondi di garanzia o solidarietà per la necessaria liquidità atta a sostenere i prossimi mesi di chiusura e i successivi periodi di ripresa.
«Chiediamo anche – continua la Pulvirenti – maggior chiarezza e tutela a livello legislativo per il nostro settore, una rivalutazione del regolamento regionale e la creazione di una normativa specifica per i servizi di ludoteche, baby parking, doposcuola e centri gioco. Siamo disponibili a collaborare all’organizzazione dei centri estivi. Basta capire come e quando». D’estate potrebbero svolgersi alcuni progetti sperimentali in vista della riapertura delle scuole a settembre. Progetti appesi al filo della sostenibilità economica e all’incognita di quelle che saranno le misure da mettere in campo per tutelare la salute dei bambini e degli educatori.