Animali e robot ancora a stretto contatto e sotto la lente d’ingrandimento dell’Istituto di BioRobotica di Pontedera. L’ultimo studio ha "messo in contatto" più di 500 esemplari di una specie di mosca (la Lucilia sericata) con due sistemi robotici con caratteristiche diverse, un robot, detto conspecifico, con morfologia uguale a quella della mosca e un robot predatore che attua scelte che potrebbero essere potenzialmente pericolose per la specie. Le mosche hanno osservato i comportamenti e le scelte dei due robot di fronte a dei dischi colorati che fungevano da surrogato di due fiori usati generalmente per alimentarsi. Nella fase successiva, quando i robot non erano più presenti, i ricercatori hanno notato che le mosche tendevano a riprodurre e imitare i comportamenti del robot conspecifico. Dai dati raccolti, le mosche tendono a seguire l’esempio del sistema robotico conspecifico (segno di scelta conveniente per la conservazione della specie) ed evitano la scelta fatta dal robot predatore (scelta potenzialmente pericolosa). La ricerca rientra negli ambiti dell’interazione animale-robot e del social learning e consente di capire l’intelligenza animale in relazione a sistemi robotici bioispirati in grado di agire all’interno della società, garantendo innovazione, sostenibilità, rispetto dell’ambiente e progresso scientifico. Una prospettiva innovativa, che apre nuovi scenari nell’interazione tra robot e animali.
"Il nostro studio – spiega Donato Romano, ricercatore dell’Istituto di BioRobotica e primo autore della ricerca – dimostra come le mosche abbiano imparato non dalla loro esperienza, ma osservando un altro organismo, adottando quindi principi di social learning". Oltre a Donato Romano, lo studio ha coinvolto Cesare Stefanini, Professore Ordinario dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Sant’Anna, e Giovanni Benelli, ricercatore dell’Università di Pisa.
L.B.