
L’appalto non rinnovato: "Ora non lasciamole sole"
L’appalto è finito. Fra rabbia, sgomento e polemiche. Si sono battute come leonesse le sette bibliotecarie di San Miniato a cui non è stato rinnovato improvvisamente l’appalto dopo 23 anni. Hanno scioperato, hanno manifestato, contro la scelta dell’amministrazione di Simone Giglioli, hanno scritto al presidente della Regione Giani, hanno parlato della loro situazione con il leader del Movimento Cinque Stelle Giovanni Conte, hanno ricevuto anche tanta solidarietà.
La loro protesta ha anche infiammato il dibattito elettorale, che è rovente e nella fase decisiva. Ma sulla vicenda si registrano anche silenzi inaspettati. Non quello della Diocesi che con una nota affronta il caso dell’appalto non rinnovato, e dei sette lavoratori delle biblioteche di San Miniato che hanno perso il posto di lavoro. E lo fa con parole chiare e dure, cariche di significato, bacchettando anche la politica ed i sindacati per non essere riusciti a trovare una soluzione. Proprio in questo tempo in cui la crisi morde e la tutela del posto di lavoro è preziosa più di sempre. "L’appalto oggi finisce (da ieri sono a casa) per scelte dell’amministrazione comunale, – scrive l’ ufficio pastorale sociale e del lavoro della Diocesi – ma dopo tanti anni di servizio fa male vedere come né la politica, né il sindacato sono riusciti a salvaguardare la professionalità di queste persone, in maggioranza donne, e che oggi devono “rimettersi sul mercato” da sole, come se fossero colpevoli di qualcosa".
"Per esse è difficile non vedere una connessione con la denuncia della situazione insostenibile di sicurezza dell’ambiente di lavoro, resa pubblica qualche mese fa – prosegue la nota –. Il tema della sicurezza sul lavoro non è un tema peregrino, in questi tempi difficili e in effetti non avrebbero potuto tacere. Senza entrare nel merito, chiediamo di non lasciar sole queste lavoratrici e lavoratori, e di cercare tutte le strade perché, se non lunedì 3 giugno, ma almeno quanto prima, possano trovare, nel nostro territorio, un impiego adeguato alle loro competenze culturali".
La diocesi assicura la sua vicinanza alle famiglie e auspica che "chi ha responsabilità in questa vicenda, non si senta tranquillo finché non si trovi una soluzione". Parole che pesano.
C. B.