
di Michele Quirici
Noi siamo da sempre terra di confronti e di mutevoli argomentazioni. Siamo gente che si appassiona a tutto e a niente e che è pronta a battersi furiosamente ed improvvisamente a non interessarsi più. Infine siamo quelli che vorrebbero vedere i vincitori nella polvere ed i perdenti sull’altare, salvo poi cambiare idea. Sul piatto della bilancia della “pancia pontederese” c’è sempre stato il commercio, l’industria e poi, ma molto dopo, la cultura. Così sembrerebbe, ma c’è di più. La vede in questo modo solo chi vuol osservare solamente la superficie, la pelle di Pontedera. Tra i dibattiti che animarono maggiormente i decenni successivi all’Unità d’Italia, ci fu quello che riguardava l’opportunità di aprire in città una scuola professionale che formasse le nuove maestranze per le industrie cittadine o se al suo posto fosse preferibile un ginnasio. Il 14 marzo 1869 a Pontedera si inaugura la Biblioteca Popolare e si apre la Società per l’incoraggiamento dell’istruzione. A tenere il discorso, l’immancabile deputato Giuseppe Toscanelli che si rivolse all’uditorio con queste parole:“Se si considera questo vostro paese, situato in condizioni così propizie per il commercio, ricordiamo che pochi anni or sono” era “isolato e separato dalle altre provincie; adesso cinque strade ferrate lo mettono in comunicazione col mondo.
L’incremento grandissimo del commercio delle vostre paste e dei vostri tessuti, dipende dalle frontiere abbattute, e da queste strade che tanto hanno allargato il raggio del vostro mercato. Lo sviluppo laterizio delle fornaci della Rotta proviene da cause identiche. (…) ll selciato delle strade, l’illuminazione, tutto ciò che contribuisce al godimento della vita è migliorato. La Banca del Popolo, le due istituzioni che inauguriamo, le due società delle Stanze, la Società operaia, la fonte, e finalmente quella magnifica chiesa che maestosa potrebbe sorgere in qualsiasi grande città, sono tutte cose le quali dimostrano che rapidamente ed efficacemente sapete e volete progredire. Infatti avete in massima deliberato di aprire le scuole tecniche, che sono per un paese commerciale come questo, una vera necessità.
Vi adoperate per creare un Asilo Infantile; e tutti siete concordi in un modo o nell’altro, a volere dotare il paese di un pubblico Spedale. La Provincia, dopo lunghe e reiterate arringhe ha stabilito di costruire una ferrovia fra questo paese e Volterra, ricollegandola a quella che partendo da Cecina fa capo alle Saline”. La realtà di Pontedera di fine Ottocento vedeva un’alta percentuale di bambini lavorare nelle fabbriche, con un tasso di analfabetismo che, secondo una relazione del segretario Comunale Pietro Ridolfi, nel 1877 toccava il 71,63% ma ascoltando le parole di Toscanelli il dado sembrava essere tratto, ma si dovette arrivare al 1885 quando fu formata, in seno al Consiglio Comunale, una commissione che doveva studiare il problema per i dodicimila cittadini pontederesi.
Essa giunse alla conclusione che, per lo sviluppo della città, le scuole erano entrambe necessarie. Il “duello” produsse tanti fogli pieni di pensieri e visioni e furono stampate molte memorie. Infine il grande giorno arrivò ed il 5 agosto 1888 vennero inaugurate le nuove scuole comunali in piazza Garibaldi su progetto dell’ingegnere Francesco Ballantini. All’interno dell’edificio erano ospitati il Ginnasio “Andrea da Pontedera”, la Regia Scuola di Arti e Mestieri e le Scuole Elementari. Nello stesso giorno venne tagliato il nastro anche all’illuminazione elettrica della città. Il Progresso era davvero arrivato.