
La compagnia autogestita: "Legati dalla passione"
di Sarah Esposito
PONTEDERA
Si sono conosciuti grazie alla passione per la musica, al ballo e al teatro. Si sono uniti, poi, dopo aver vissuto insieme una piccola grande disavventura. Si chiamano i Contromano e sono una compagnia di giovanissimi artisti, costola indipendente della Bma (Bohemians musical e teatro) la scuola di musical che adesso fa parte dell’Accademia Musicale Pontedera. Tutto comincia a inizio estate, durante il saggio di fine anno. Il pubblico in sala, il sipario che si apre e il mormorio che diventa caos quando si scopre che lo spettacolo sarà rinviato a causa di un problema tecnico. "Molti di noi sono allievi dell’accademia – raccontano Beatrice, Elena e Chiara – e aver vissuto insieme quell’esperienza del saggio ci ha unito tanto da spingerci a creare qualcosa di nostro. Lo spettacolo poi è andato in scena qualche giorno dopo e il clima dietro le quinte era veramente stupendo. Ci siamo guardati e abbiamo pensato "Se abbiamo superato questa, possiamo superare tutto". Così durante l’estate ci siamo allenati e ogni volta che ci incontravamo avevamo mille idee, anzi da una pessima idea di qualcuno in genere se ne aggiungo tante altre!". L’entusiasmo proviene dalla giovane età dei tredici membri del gruppo autogestito, si va dai 17 ai 26 anni, ma anche da quella passione capace di unire stili musicali e provenienze differenti. "Qual è il rapporto con l’Accademia? – spiegano – C’è una forte collaborazione anche se portiamo avanti dei progetti autonomi, i nostri insegnanti sono stati i primi a credere in noi e a spronarci. La nostra forza è il gruppo, ognuno di noi ha delle discipline in cui riesce meglio e può aiutare gli altri. Abbiamo già fatto delle esibizioni e condotto un progetto insieme a Geofor. Come nasce il nome? Abbiamo fatto tantissime prove, brain storming e abbiamo scomodato anche l’intelligenza artificiale! Poi alla fine è nato un po’ per caso. Contromano ci rappresenta, siamo un po’ controcorrente, senza coreografi né registi. Vogliamo provare a portare avanti il nostro gruppo in democrazia. Un’utopia? Forse, per noi lavorare così è ossigeno puro, anzi è quasi terapeutico". Un esperimento che va avanti da qualche mese e che si traduce in allenamenti di ballo, canto e recitazione. "Tra di noi c’è chi pensa al palcoscenico come sogno della vita – raccontano – e chi lo vive come semplice passione, ma quando siamo insieme l’impegno di tutti è sempre al massimo".