Il 4 giugno è fissato un altro incontro. "Siamo sempre stati disponibili al confronto e la porta, resta aperta, ci mancherebbe", dice Luca Lami, presidente di Biancoforno Spa, la grande aziende dolciaria di Fornacette, che è l’unica realtà partita da zero in Toscana ad aver conquistato la grande distribuzione in Italia e all’estero: 55 milioni di fatturato, il 36% della produzione destinata all’export con punte in Stati Uniti, Giappone, Inghilterra, Austria, Slovenia e Polonia. Biancoforno dà lavoro a 200 dipendenti che salgono a 350 con l’indotto.
Da qualche settimana è in corso un braccio di ferro fra azienda e sindacati su orari di lavoro e questione assemblee all’interno dello stabilimento. Su quest’ultimo punto – ricorda Lami – è in corso un contenzioso che è pendente in cassazione: "in primo grado e in appello il giudice ha ritenuto valide le nostre ragioni, ovvero che – come rappresentato dai nostri tecnici – non ci sono nello stabilimento locali adeguati, sotto il profilo della sicurezza, per far svolgere le assemblee. Ma per questo non abbiamo mai negato il diritto e ci siamo sempre attivati, prenotando a spese dell’azienda l’auditorium del centro la Fornace, rimborsando il tragitto a chi raggiunge il luogo con mezzi propri".
La questione degli orari. Lami fa chiarezza, con a fianco il fratello Franco e il consulente del lavoro Burioni: "Il lavoro è distribuito per fasce – sottolinea – con un programma settimanale. Siamo un’azienda dolciaria e ogni giorno c’è un inizio ed una fine della produzione. Può capitare un’oscillazione, ma l’ordine di grandezza del problema è una media di 5,7 ore di tolleranza al mese che vengono retribuite come straordinari con la maggiorazione del 40%". "C’è da trovare un accordo sulla flessibilità? Parliamone – aggiunge Lami –. I nostri dipendenti sono la nostra forza. Noi vogliamo rapporti sindacali sereni, com’è sempre stato: qui siamo in una realtà che in 34 non non è stata fatta un’ora di cig e dove lo stipendio arriva puntuale come un orologio svizzero. Il confronto va bene, ma serve rispetto. Con le offese personali basta".
E Lami precisa che sono state queste offese a far scattare la querela nei confronti della sindacalista Cgil: "Querela che nulla a che vedere con questioni sindacali e con la materia del contendere con la Cgil – conclude –. Tant’è che l’abbiamo querelata il 13 marzo dopo che in un plico mi fu recapitata una chiavetta con un audio pieno, secondo me e mio fratello, di offese nei nostri confronti. Se poi, a lei, la querela è stata notificata dopo 60 giorni è un’altro discorso. Non dipende da noi. Ma non mescoliamo le cose".
Carlo Baroni