Gli appetiti, gli appalti e le minacce Calatruria: in 12 davanti al giudice

Inchiesta parallela a quella Keu: la Regione parte civile solo contro il dipendente accusato di corruzione

Gli appetiti, gli appalti e le minacce  Calatruria: in 12 davanti al giudice

Gli appetiti, gli appalti e le minacce Calatruria: in 12 davanti al giudice

di Carlo Baroni

SANTA CROCE

La Cgil ha chiesto di costituirsi parte civile e il gup si è riservato. La Regione invece si è costituita parte civile, si apprende, ma solo nei confronti del dipendente accusato di corruzione. E’ il primo passaggio in aula dell’operazione "Calatruria", inchiesta che si interseca con quello del keu. Infatti il piatto appetitoso del movimento terra nel cantiere della Srt 429 è un passaggio importante anche della seconda inchiesta della Procura fiorentina, parallela e, per alcuni aspetti sinergica, a quella sulle presunte terre avvelenate finite in mezza Toscana. Un’inchiesta, questa, che parla anche di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, illecita concorrenza con violenza e minaccia, ed altro.

Un episodio per la questione degli appalti, ritenuto importante dagli inquirenti, lo ricordiamo, sarebbe avvenuto in Valdera. Segnatamente a Pontedera con oggetto i lavori alla Srt 429 Empoli-Castelfiorentino. E anche in quest’inchiesta c’è Francesco Lerose, 54 anni, soggetto centrale nella vicenda Keu, e sospettato dall’antimafia di essere in contatto con le famiglie ‘ndranghetiste riconducibili alla cosca Grande Aracri di Cutro.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, nel 2019, Lerose – con inganno – avrebbe convocato nel suo stabilimento di Pontedera un imprenditore: qui l’uomo trovò Nicola Chiefari, Domenico Vitale e Bruno Vitale (anche loro incagliati nell’inchiesta) che – per agevolare un’impresa concorrente – lo avrebbero persuaso, con l’atto intimidatorio di lasciar intendere la riconducibilità alla organizzazione di ’ndrangheta guardavallese, a tollerare pratiche di illecita concorrenza sleale ai suoi danni ed a rinunciare ad una commessa nell’ambito di un appalto pubblico riguardante un cantiere nella zona di Castelfiorentino.

Da qui la contestazione – solo per alcuni imputati – da parte della procura dell’aggravante dell’utilizzo del metodo mafioso. Sono 12 i soggetti, a vario titolo, coinvolti in quest’inchiesta che rischiano il processo. Con Lerose, Domenico e Bruno Vitale e Nicola Chiefari, ci sono anche Ambrogio e Antonio Chiefari, tutti originari di Guardavalle; Graziano Cantini, Nicola Verdiglione, Pasquale Barillaro, Rocco Bombardiere, gli aretini Massimo Melucci e Luca Capoccia.