CARLO BARONI
Cronaca

Delitto Kalaveri, la requisitoria: "Ora condannateli all’ergastolo"

Chiesto il massimo della pena per mandante, basista e autori materiali. Chiesti 16 anni per l’autista dei sicari

Elson Kalaveri morì sotto una scarica di 16 colpi il 18 agosto del 2022. Per quell’omicidio, ieri, il pubblico ministero Giancarlo Dominijanni ha chiesto alla corte d’assise, quattro condanne all’ergastolo con isolamento diurno rispettivamente per Qoli Shkelqim, 40 anni, di Castelnuovo, ritenuto essere il basista, colui che condusse la vittima a Sasso Pisano per consentire la sua uccisione; per Valentino Tarallo e Giovanni Capone – entrambi di Napoli – ritenuti essere gli esecutori del delitto, e per Deliu Shkelzen, alias Shkëlzen Keqi, che gli inquirenti indicano come il mandante. In nome del Kanun, il codice consuetudinario albanese che obbliga a vendicare l’uccisione di consanguinei. Keqi, per l’accusa, volle vendicare la morte del fratello ferito nel 2014 in Albania, durante una lite con Kalaveri, e poi deceduto nel 2019. Il pm ha chiesto infine la condanna 16 anni di reclusione per Ivan Tolomello in ragione della sua ridotta partecipazione al delitto e dell’atteggiamento collaborativo. Tolomello, 45 anni di Marano di Napoli ammise subito di aver guidato la macchina per accompagnare i sicari in Toscana, specificando di non aver partecipato al delitto: "non so nulla dell’omicidio", disse nella sua deposizione poi "cristallizzata" in incidente probatorio.

Il pm, in oltre tre ore, ha ricostruito contesto, movente, fase preparatoria ed esecutiva dell’omicidio. Quasi una scansione minuto per minuto del giorno i cui Sasso Pisano divenne lo scacchiere di un diabolico "gioco dell’oca". Tre le pedine. Una Fiat 500 bianca che arriva, perlustra, e poi si dirige a Cecina dove spunta la Lancia Y scura che sarà utilizzata dal gruppo di fuoco in attesa che arrivi l’altra auto protagonista di questa storia di sangue: una Mercedes con a bordo Elson Kalaveri, 36 anni; guida un amico che nulla sapeva e che niente c’entra con il delitto.

Sono passate da poco le 18.30. Gli occhi elettronici mostrano la Mercedes con il vetro anteriore traforato che cerca la fuga con una disperata retromarcia: si vede Kalaveri, cadavere, quasi appoggiato al guidatore, graziato dai sicari. Una esecuzione alla quale, per il pm, la risposta altro non può essere che il massimo della pena. Teorema a cui si associa l’avvocato Sabrina Del Fio, che assiste i familiari di kalavari: "Una famiglia distrutta, la moglie anche oggi è qui, non si è persa un’udienza – ha detto rivolta ai giudici –. Kalaveri, per l’omicidio in Albania, era stato condannato ed aveva espiato la pena in carcere. Ma sapeva che non era finita lì. Sapeva di essere un morto che cammina, me lo aveva confidato". C’era il conto del Kanun ad attenderlo. Si torna in aula per le arringhe.

Carlo Baroni