Niente rito abbreviato. Perchè l’accusa è omicidio aggravato dalla premeditazione. L’ha deciso il gup di Pisa Giulio Cesare Cipolletta venerdì scorso ha respinto la richiesta dei difensori di Deliu Shkelzen, alias Shkëlzen Keqi, Qoli Shkelqim, Valentino Tarallo e Giovanni Capone, entrambi di Napoli. Per loro il processo si aprirà, come da decreto di giudizio immediato, il 10 aprile. Il giudice – si apprende – ha motivato la decisione ricordando come alla luce delle disposizioni introdotte dal legislatore nel 2019 debba essere dichiarato inammissibile procedere con il rito abbreviato per quei reati puniti con la pena dell’ergastolo. Anche perché le premialità previste (un terzo di sconto della pena in caso di condanna) verranno riconosciute qualora, all’esito del dibattimento, il fatto contestato dovesse risultare diverso e quindi rientrare in un una fattispecie non ostativa. Averne avanzato la richiesta è un passaggio tecnico fondamentale.
E’ il processo per la morte di Elson Kalaveri che morì dopo una scarica di 16 colpi il 18 agosto del 2022. Secondo gli inquirenti Keqi – ritenuto il mandante – volle vendicare la morte del fratello ferito nel 2014 in Albania, durante una lite con Kalaveri, e poi deceduto nel 2019. Qoli Shkelqim (assistito dagli avvocati Michele Cipriani e Gabriele Terranova), è ritenuto essere il basista del gruppo di fuoco che, per l’accusa, avrebbe intrattenuto rapporti sia con il mandante sia con gli esecutori, e avrebbe condotto il kalaveri a Sasso Pisano per consentire la sua uccisione. Secondo le indagini – pm Dominijanni – Valentino Tarallo e Giovanni Capone sarebbero gli esecutori del delitto, i sicari che dalla macchina fecero fuoco contro la vittima. C’è un quinto soggetto in questa vicenda: Ivan Tolomello che, per l’accusa, avrebbe avuto il compito di coadiuvare i sicari nella fase preparatoria e dopo, nella fuga, per rientrare in Campania.
Carlo Baroni