Crac: stangata a due imprenditori. Condannati a 8 e 5 anni di carcere

Il processo per la bancarotta della Stamplast di Altopascio fallita nel 2013. Assolti altri due soci. I giudici confermano il sequestro di conti correnti e immobili per oltre 3 milioni e mezzo di euro.

Crac: stangata a due imprenditori. Condannati a 8 e 5 anni di carcere
Crac: stangata a due imprenditori. Condannati a 8 e 5 anni di carcere

ORENTANO

Stangata dei giudici del tribunale collegiale di Lucca nei confronti di due imprenditori finiti sotto processo per bancarotta: 8 anni di reclusione per Eugenio Barbieri, 75enne residente a Orentano, e 5 anni di reclusione per Sergio Mini, sessantenne di Sant’Alessio. Altri due imputati, Gabriella Gialdini e Marco del Dotto (quest’ultimo difeso dall’avvocato Francesca Del Carlo) sono stati invece assolti. I giudici (presidente Nerucci, Marini, Fantechi) hanno anche confermato il sequestro di oltre 3 milioni e mezzo di beni, finalizzato alla confisca. I due imprenditori condannati dovranno inoltre risarcire i danni alla curatela fallimentare della "Stamplast", costituitasi parte civile e tutelata al processo dall’avvocato Cristiano Baroni, con una provvisionale stabilita intanto in 75mila euro a carico di Mini e di 1 milione di euro a carico di Barbieri.

La vicenda giudiziaria prendeva origine dal crac della "Stamplast srl" di Altopascio, azienda “fantasma“ fallita nell’ottobre 2013 con alcuni milioni di “buco“ che secondo l’accusa erano finiti anche nelle tasche dei soci amministratori. Vennero fatti confluire sull’azienda ingenti debiti della "Logistica Sivep srl" che ne causarono appunto il fallimento. A far emergere i reati finaziari furono le indagini della Guardia di finanza di Lucca con l’operazione “Monopoly“, perfezionata nel gennaio 2018. Le Fiamme gialle scoprirono che circa 5 milioni di euro distratti illegalmente dal crac della "Stamplast" erano stati utilizzati per comprare ville e appartamenti. Furono bloccati anche oltre 2 milioni di euro in via di trasferimento su un conto in una banca del Principato di Monaco, frutto della vendita di una villa nel Capannorese. Vennero sequestrati anche una villa di pregio con 12 stanze a Orentano e due appartamenti a Lucca nella zona dei Macelli.

Negli anni successivi gli indagati cercarono di tornare in possesso dei cospicui beni sequestrati dai finanzieri, ma i ricorsi sono stati puntualmente respinti fino in Cassazione. Adesso, in occasione della condanna penale, i giudici del tribunale collegiale di Lucca hanno respinto una nuova istanza di dissequestro e si profila appunto la confisca di questi beni da parte dello Stato.

Paolo Pacini