Concerie, dramma costi "L’energia è a più 360%"

L’allarme di Unic in vista di Lineapelle: "Rischio sospensione delle attività". La produzione di una pelle finita costa il 12,1% a metro quadro rispetto al 2021

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SANTA CROCE

di Carlo Baroni

Chiusa Lineapelle London, gli occhi ora sono puntati su Milano (20-22 settembre). Uno spinta forte alla ripartenza in un quadro complicatissimi e pieno di criticità. Unic – Concerie italiane, si fa portavoce dell’allarme degli imprenditori, "per una situazione contraddistinta da difficoltà tali da portare alla sospensione (se non alla cessazione definitiva) delle attività produttive del settore". Fabrizio Nuti, imprenditore santacrocese, presidente di Unic – come riporta una news sul sito istituzionale – ha detto: "Vediamo vanificati i nostri sforzi per superare il periodo dell’emergenza sanitaria e oggi sono realmente a rischio la competitività e la sopravvivenza stessa di molte fra le 1.100 aziende del comparto". "A fine giugno – continua Nuti – chiedevo una solidarietà di filiera, che permettesse alle concerie di adeguare i propri listini al boom inflazionistico in atto ormai da mesi. Si trattava e si tratta di una reale necessità. Non è più possibile per le aziende sostenere aumenti che non riguardano solo gli extra costi delle materie energetiche, ormai del tutto fuori controllo e con dinamiche tali da rendere quasi impossibile fare bilanci e strategie future, ma quasi tutti i principali costi di gestione di una conceria".

L’ufficio studi di Unic ha calcolato che, ad oggi, senza considerare le fluttuazioni dei prezzi d’acquisto della principale materia prima ( la pelle grezza o semilavorata), il costo complessivo di produzione di una pelle finita in Italia è già mediamente aumentato almeno del 12,1% a metro quadro rispetto all’anno passato, a causa dei rialzi della spesa per l’energia (+360% per gas e elettricità), depurazione acque (+42%), prodotti chimici (+31%) e lavorazione conto terzi (+24%). Inoltre, se le attuali tendenze di costo dovessero continuare anche nelle prossime settimane, è previsto un ulteriore incremento medio totale pari al 5,5% tra 3 mesi, a fine anno. La domanda di mercato, che nei primi mesi dell’anno era stata soddisfacente – prosegue la nota – , ha rallentato in maniera preoccupante e moltissime aziende dichiarano di lavorare in perdita. Ma quanto potranno durare in queste condizioni? Serve, secondo Unic, di uno sforzo congiunto da parte di tutti, imprese e istituzioni. La conceria in Italia dà lavoro a 18 mila persone, senza considerare l’indotto. Nel distretto di Santa Croce conta 6mila addetti e un volume d’affari di oltre due miliardi: un comparto vitale per la vita del Comprensorio e della manifattura toscana.