REDAZIONE PONTEDERA

Club a luci rosse, gli interrogatori. Scena muta per una delle testimoni

In caserma una delle ragazze del locale. Il racconto di un fotografo

Il club chiuso dai carabinieri dopo un'indagine

Pontedera, 1 maggio 2018 -  Si è avvalsa  della facolta di non rispondere Lucifera, nome d’arte di una delle principali esibizioniste del club Valentine, indagata a piede libero dalla procura della Repubblica di Pisa e considerata anche uno dei testimoni «chiave» - avrebbe, per l’accusa, avuto un ruolo nella società - di quello che succedeva nel locale a La Bianca di Pontedera.

Lei, giovane residente ad Arezzo, si è presentata nella caserma dei carabinieri di Pontedera - che conducono l’inchiesta coordinata dal pm Flavia Alemi - accompagnata dal suo avvocato. Ma non ha reso alcuna dichiarazione. Ha parlato invece un fotografo della zona, finanziatore di capitale del club - anche lui indagato - che però ha affermato di aver messo alcune migliaia di euro l’avviamento dell’attività - sperando in futuro di poterci ricavare qualche entrata - sostenendo di non sapere dell’attività di prostituzione e di sfruttamento che era stata messa in atto.

L’uomo ha precisato di non aver avuto contatto con la ragazze e di non conoscerle e quindi di non aver ricevuto le loro confidenze sul «giro» dentro il locale attrezzato per ogni genere di incontri, anche per sesso estremo. L’inchiesta condotta dai carabinieri della compagnia di Pontedera ha messo a nudo una condotta criminosa svolta in modo manageriale dai gestori del locale, che sono una coppia italo romena residente in Valdera - finita agli arresti domiciliari - da tempo operante nel settore dei circoli scambisti.

Dietro questi circoli, nati come sede di associazioni socio-culturali (come anche il night club sequestrato), si celava invece l’esercizio di una vasta attività di meretricio, condotta con modalità professionale. Lui, 50 enne, si occupava del primo contatto con i clienti. Lei, 32enne, si occupava dell’organizzazione della serata, la preparazione delle ragazze e il loro avviamento alle pratiche sessuali, la costrizione, quando ricorrevano le necessità, a prestazioni, anche in presenza di uomini non graditi.

Le donne attive al «Valentine» erano una ventina e molte si prostituivano per bisogno di soldi. A fronte di incontri con sei, sette uomini per un’orgia percepivano compensi modesti, di appena 40 euro.

Il Valentine in neanche un anno e mezzo di vita aveva quasi raggiunto i mille tesserati. Alcuni dei più attivi sono stati sentiti dai carabinieri. L’inchiesta è a pochi passi dalla chiusura. Il pm Alemi non è escluso che chieda il giudizio immediato.

Carlo Baroni