
di Michele Quirici
Si può arrivare a Lari da molte strade ma da qualsiasi parte si giunga, appena si comincia a respirare l’aria del borgo la nostra mente è catapultata in epoche remote. Su questa collina abitata già dal tempo degli etruschi fu costruito un castello che oltre ad essere un maniero inespugnabile è sempre stato uno scrigno di tesori. Documentato fin dal XI secolo, ancora oggi, fa la guardia ad un vasto territorio e grazie all’Associazione “Il Castello” fondata nel 1993 è possibile conoscerlo e visitarlo. Conteso tra Pisa e Lucca, nel 1230 diventò dimora dei celebri Upezzinghi. 59 anni più tardi lo troviamo roccaforte dei pisani ma l’entrata in scena di Firenze lo fece diventare una dama contesa.
Gli abitanti della città del Giglio la cinsero di assedio più volte come a voler abbracciare e conquistare la donna amata. Nel 1406 il dominio fiorentino, soggiogata Pisa, divenne quasi indisturbato e il paese fu elevato a capoluogo delle colline pisane. Qui arrivarono e dimorarono i vicari governatori fiorentini, la “meglio gioventù” con i nomi da far tremare i polsi: Medici, Strozzi, Guicciardini, Salviati, Capponi, Peruzzi e Degl’Albizzi. Dalle mura larigiane si amministrava una vasta parte di Toscana: “dalla costa tirrenica (da Vada a sud, fino a toccare Livorno a nord), alle podesterie di Palaia e Peccioli ad est, mentre verso sud raggiungeva Riparbella ed a nord Pontedera”. Pisa nel XV secolo provò a ribellarsi a Firenze e Lari partecipò sempre a ristabilire “l’ordine costituito”. Definitivamente “Fiorentina” la costruzione fu restaurata ed impreziosita da affreschi ed opere d’arte. Il cortile, da sempre vetrina dell’autorità a Lari, si riempì piano piano degli stemmi dei Vicari ed oggi è una spettacolare galleria araldica. A questa è stata dedicata una pubblicazione a cura dell’Associazione “Il Castello” dal titolo “Gli stemmi del castello. L’immagine del potere a Lari” con gli interventi di Carlo Tibaldeschi, Andrea Guerrieri e Michele Fiaschi. Si legge nell’introduzione: “Il vicario, insieme al suo stemma murato nel Palazzo di giustizia, era il simbolo visibile della “fiorentinità“; cioè del fatto che la iurisdictio era amministrata in nome della città Dominante, che dopo la conquista del contado pisano rappresentò l’unica fonte di legalità ed impose una nuova distrettuazione al dominio, che si sovrappose a quella pisana preesistente. L’anno 1406 vide infatti il primo passaggio di poteri nella zona delle colline pisane a favore dei fiorentini. La forma amministrativa del capitanato, con cui Lari e le zone limitrofe erano controllate da Pisa, venne abolita e sostituita da Firenze con vicariati e podesterie. L’intero contado di Pisa fu distinto in tre grandi vicariati con sede a Vicopisano (per la zona della Valle del Serchio e il Valdarno), Palaia (per la Valdera) e Lari (zona delle colline). Il vicariato controllato da Lari, diventato - Collinarum Superiorum et Inferiorum- dopo l’unione con quello della Valdera nel 1409, era suddiviso in tre podesterie con sede a Palaia, Peccioli ed a Lari stesso.
Nelle prime due terre era fisicamente presente un podestà, mentre nell’ultima era un unico individuo che vedeva ricadere sulle proprie spalle la duplice funzione di vicario e podestà”. Il vicario restava in carica solo 6 mesi (1 anno a partire dal ‘700) ed “oltre alla funzione giuridica, rientravano fra i suoi compiti il controllo di polizia, la vigilanza sullo stato delle carceri, sulla macinazione dei grani, corrispondere con l’autorità centrale e verificare la riscossione dei tributi”. Lari, come avrebbero detto i nostri avi, ha veramente un gran blasone.