Falso succo di mela biologico: scattano gli arresti, in manette il patron del Ponsacco

Succo di mela alterato distribuito in tutta Italia: in otto in carcere

Guardia di finanza

Guardia di Finanza

San Miniato, 26 giugno 2019 - Non era «bio» ed era «europeizzato» ad arte. In qualche caso quel succo di mela aveva anche una concentrazione elevata di patulina, un agente patogeno. Il prodotto, tutt’altro che succo concentrato di mela, era però realizzato in modo tale che alle stesse aziende destinatarie – anche grandi marchi – che lo utilizzavano per marmellate e confetture, risultasse con tutti i parametri richiesti dalle leggi vigenti.

Ci sono voluti gli approfondimenti scientifici disposti dalla Procura di Pisa – al timone di un’attività d’indagine che ha coinvolto Guardia di Finanza e dipartimento antifrode del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, per «svelarne» la reale composizione.

E’ a quel punto che è scattata l’operazione Bad Juice illustrata ieri mattina dal procuratore capo di Pisa Alessandro Crini e dal sostituto Giovanni Porpora che ha coordinato la capillare e complessa attività investigativa che ha unito specializzazioni diversificate. All’esito degli accertamenti sono state eseguite – dopo il via libera del gip del tribunale di Pisa che ha condiviso l’impianto accusatorio – otto ordinanze di custodia cautelare in carcere (una nona, in Serbia non ha ancora avuto riscontro) e sequestrate sei società, beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 6 milioni e mezzo di euro e prodotti adulterati per circa 5 milioni.

L’importo che, per gli inquirenti, sarebbe di fatto l’ingiusto profitto in due anni della società «Italian Food» (con sede legale a Portici e sede operativa a San Miniato) ritenuta il collettore di un più ampio giro di aziende. In manette sono finiti il titolare dell’azienda ed il fratello: si tratta di Walter Buonfiglio e Giorgio Buonfiglio, residenti a Ponsacco (il primo proprieto del 98% del club di calcio di serie D). Con loro, in carcere, ci sono anche i quattro dipendenti e due soggetti campani (Luciano Gerardo e Ciro Palma): fino al 2017, secondo le indagini, la Italian Food si sarebbe avvalsa nel business anche di società salernitane.

La custodia in carcere è stata richiesta, appunto, anche per il titolare serbo della «Perfect Fruit», ma la misura non è stata eseguita da quel Paese: il centro di produzione era infatti in Serbia e la società in questione la Procura ritiene appartenga al circuito che faceva capo ai vertici dell’azienda individuata come collettore.

L’indagine è scattata grazie agli organismi di controllo di Olanda e Germania che hanno nutrito dubbi sulla provenienza e la produzione del succo concentrato di mela, edulcorante destinato appunto al mercato di marmellate, conserve, confetture esimili commercializzati dai più importanti marchi italiani ed esteri (tutti estranei ai fatti). Il prodotto veniva adulterato per eludere i controlli. Alle indagini ha collaborato anche Eurojust. I nove indagati, a vario titolo, devono rispondere del reato di auto riciclaggio per avere investito nelle aziende sequestrate i proventi illeciti della commercializzazione del prodotto adulterato. Oltre l’associazione per delinquere i soggetti sono indagati anche per frode in commercio.