
Al Verdi di Pisa le "Mine vaganti" di Ozpetek
È con le Mine Vaganti di Ferzan Ozpetek il quinto appuntamento della Stagione di Prosa del Teatro Verdi di Pisa. Il ‘tutto esaurito’ per entrambe le date pisane – domani alle 21 e domenica alle 17) – conferma l’alto gradimento del pubblico, ampiamente saggiato già in altre platee italiane, per questa commedia, adattamento del pluripremiato film (2 David di Donatello, 5 Nastri d’Argento, 4 Globi d’Oro, Premio speciale della Giuria al Tribeca Film Festival di New York, Ciak d’oro come Miglior film) del regista italo-turco che ora esordisce alla regia teatrale. Di grande impatto il cast dello spettacolo realizzato da Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana: Francesco Pannofino e Iaia Forte interpretano i coniugi Cantone, Erik Tonelli e Carmine Recano i fratelli Tommaso e Antonio, mentre il ruolo della nonna, che nel film del 2010 recita la toccante scena finale, è affidato a Simona Marchini. Negli altri ruoli: Roberta Astuti, Sarah Falanga, Mimma Lovoi, Francesco Maggi, Luca Pantini, Jacopo Sorbini. Luigi Ferrigno firma le scene, Alessandro Lai i costumi, Pasquale Mari le luci. Ozpetek traccia il ritratto di relazioni contemporanee tra persone considerate come un nucleo di "mine vaganti" e prova a far cadere una serie di luoghi comuni radicati. Fedele alla trama cinematografica, l’adattamento teatrale sulla storia di Tommaso, studente fuorisede di economia che, tornato nella casa di famiglia in Puglia, intende comunicare al clan dei parenti la propria omosessualità e le sue ambizioni letterarie. Ma imprevisti e altre rivelazioni lo costringono a rivedere i suoi piani e a scontrarsi con un orizzonte familiare pieno di segreti e di contraddizioni. "Ho realizzato una commedia che mi farebbe piacere andare a vedere a teatro - spiega Ferzan Ozpetek nelle sue note di regia -, dove lo spettatore è parte integrante della messa in scena e interagisce con gli attori, che recitano anche in platea come fossero nella piazza del paese. La piazzapubblico è il cuore pulsante che scandisce i battiti della pièce". "L’impianto lascia intatto lo spirito della pellicola – aggiunge -. Ho dovuto lavorare per sottrazioni: quello che il cinema mostra, il teatro nasconde, ho sacrificato scene e ne ho inventate altre, anche per dar nuova linfa all’allestimento".